Nella nostra relazione con i clienti, ci scambiamo continuamente i ruoli: a volte siamo gli emittenti, a volte i riceventi. Bisogna essere sempre consapevoli e pronti a raccogliere il messaggio quando ci viene inviato.
Perché
occuparsi di marketing all’interno di una rivista specializzata,
dedicata a interlocutori professionisti attraverso l’approfondimento di
argomenti, novità, prodotti tecnici? Perché il marketing è una
disciplina scientifica, un insieme di leggi e modelli, una combinazione
di teorie che nascono dallo studio degli elementi che compongono il
mercato. Di cui, uno è fondamentale: il cliente. Uno dei guru di questa
disciplina, afferma che il marketing è il processo sociale e manageriale
mediante il quale una persona ottiene ciò che è oggetto dei propri
desideri e/o bisogni, offrendo e scambiando prodotti e valore con altri.
Rispondere all’attesa
Dunque,
alla base di tutto ci sono i desideri e i bisogni delle persone, che –
quando soddisfano quelle esigenze – si trasformano in clienti,
consumatori di quel prodotto, di quel dato servizio. E allora,
cominciamo questa nuova area di riflessione, proprio partendo dai nostri
clienti. La prima osservazione potrebbe essere fatta sull’analisi del
significato di bisogno e di desiderio.
Abbiamo bisogno di vivere al riparo, con un tetto sopra la testa, una casa calda e accogliente.
Molti, la casa che soddisfa questo bisogno, già ce l’hanno, eppure
desiderano una reggia principesca o un bungalow in un’isola caraibica.
Appare evidente come i bisogni fondamentali siano inferiori al
numero (tendenzialmente…) infinito di desideri. Frutto della società in
cui si vive, degli stimoli che riceviamo, delle aspirazioni personali e
sociali, delle capacità economiche che abbiamo a disposizione, possiamo
davvero desiderare molte cose, cercando il modo per realizzarle.
In questo senso, possiamo considerare sotto una determinata luce,
l’attività del marketing come finalizzata a intercettare bisogni e
desideri, dichiarati o ancora inespressi, e rispondere con i ‘prodotti’
più adatti.
Tanto più sarà capace di identificare e dunque rispondere
adeguatamente a quella data attesa, tanto più il marketing avrà
raggiunto il suo obiettivo.
I desideri dei nostri clienti
Veniamo
a noi. Qual è il bisogno che i clienti vogliono soddisfare quando ci
chiedono di installare un videoproiettore nelle loro abitazioni
piuttosto che un impianto di distribuzione multi-room audio; ancora, un
sistema di videosorveglianza oppure un completo sistema domotico?
Qual è desiderio che veramente li spinge a realizzare un tale investimento?
Hanno un prodotto ideale in testa?
Conoscono davvero quello che il mercato, la tecnologia, noi possiamo far per loro?
È un bisogno individuale la cui soddisfazione esprime la capacità di realizzazione di sé?
O piuttosto il desiderio di condividere un’emozione, dando un senso a
quella che altrimenti potrebbe essere soltanto un’esperienza
individuale?
Il valore dell’esperienza
Nessuno ci chiede di affrontare il tema come psicologici né come sociologi.
Se si tratta di realizzazione di sé, di dimostrazione di appartenenza a un gruppo, certo non sta a noi esaminarlo.
Quello che a noi spetta (e ci aiuta nello svolgere il nostro lavoro)
è che tutti questi aspetti si combinano e creano i presupposti affinché
il cliente possa trarre valore dall’esperienza. Che sia avere
un’abitazione dove poter accogliere calorosamente i propri amici, o
l’efficienza di un’azienda che mostra anche attraverso la qualità dei
suoi strumenti di supporto la propria capacità di stare sul mercato, i
nostri interlocutori dovranno essere accompagnati nella scoperta più
completa del valore, quindi della soddisfazione che può scaturire
dall’acquisto.
Perché anche se le teorie economiche in materia di scelte del
consumatore sono molte e accreditate, ogni cliente (lo siamo anche noi,
ogni volta che acquistiamo un prodotto o un servizio) è storia a sé di
cui lui, e lui soltanto, ne è protagonista, regista, autore.
In questo senso, e solo quando questo valore è chiaramente evidente,
si effettua lo scambio dove ciascuna parte (noi e il cliente) ha
qualcosa che può essere di valore per l’altra; soprattutto, che ciascuno
sia in grado di comunicare e trasferire questo valore all’altra parte.
Quello che il cliente ci offre è evidente: la remunerazione per
quell’intervento, la possibilità di stringere una relazione che si può
sviluppare in futuro, un buon passa-parola tra i suoi conoscenti che
magari ci apra altri bacini di potenziali clienti.
Ciò che noi offriamo
Certo
il prodotto e il servizio. Certo le condizioni di assistenza, quelle
contrattuali per la vendita. C’è ancora qualcos’altro. Ogni volta che
siamo capaci di aiutare il cliente a compiere la sua scelta, ogni volta
che lo aiutiamo a capire compiutamente quel mondo in cui sta entrando e
che lui conosce solo dall’esterno. Come?
Combinando i seguenti elementi.
Ascolto
Tanto più siamo attenti a scoprire quelle aspettative che il cliente
ha quando ci ha contattati, tanto più saremo in grado di fornire le
risposte adeguate ed evidenziare il suo valore, la sua soddisfazione.
Solo lui sa ciò che davvero cerca. Magari non sa usare il linguaggio
adeguato, eppure sa esattamente cosa cerca. Sta a noi aiutarlo a
dircelo!
Preparazione
Tanto più siamo preparati, tanto più non solo avremo a nostra
disposizione le risposte giuste, ma ci verrà facile ‘raccontarle’,
comunicarle anche al cliente meno preparato.
Comunicazione
Per essere efficace la comunicazione non deve essere a una via, ma a
due. È un passaggio: un mettere in comune tra chi sa e chi non conosce.
Il modello base della comunicazione ci dice che esiste:
l’Emittente, il Messaggio e il Destinatario. Nella nostra relazione con i
clienti, ci scambiamo continuamente i ruoli: a volte siamo gli
emittenti, a volte i riceventi.
Ciò che preme è essere sempre consapevoli e pronti a raccogliere il
messaggio quando ci viene inviato (‘Che tipo di bisogno vuole
soddisfare?’
– ‘Che tipo di desiderio lo anima?’) e quando siamo noi a spedirlo (‘È la risposta adeguata per la sua richiesta?’
– ‘Mi sarò spiegato chiaramente? Avrà capito esattamente cosa intendevo?’).
Sembra facile…
Ma cosa influisce sul processo della comunicazione?
Senza dubbio fattori esterni, come per esempio il tempo a
disposizione, la tranquillità del luogo in cui stiamo operando (siamo
nel salotto di casa o nel corridoio di un ufficio molto frequentato?) o
anche le ‘voci’ di mercato che magari il cliente ha colto (‘mi hanno
detto che…’) e che in realtà sono state mal interpretate.
Altri fattori ‘interni’ ai due protagonisti: la motivazione e la
disponibilità ad ascoltare, le esperienze già vissute, le conoscenze che
l’altro ha (installare un sistema di domotica a casa di un ingegnere
della Nasa avrà spunti sicuramente differenti rispetto alla stessa
operazione in casa di un musicista).
Noi non possiamo certo avere il controllo di ogni elemento, di certo è opportuno averne consapevolezza per gestirli.
Proviamo ad applicare questo semplice modello ogni volta che
entriamo in relazione: cosa voglio comunicare, come lo sto comunicando,
con quale obiettivo e, soprattutto, cosa sta effettivamente ricevendo
l’altro.
Non potremo decidere sempre dove, né magari il tempo a nostra
disposizione, ma avere il modello come riferimento ci aiuterà a gestire
le leve in ogni situazione, perché non manchi mai un pezzo!
Il controllo su noi stessi
Bè,
a dirla tutta, possiamo avere un controllo addirittura assoluto su uno
dei due protagonisti della comunicazione: noi stessi!
Quando siamo pronti a raccogliere gli spunti che il cliente ci offre
indirettamente o con domande esplicite, (per esempio, quale situazione
immagina mentre ci chiede una sala Home Cinema ?
Ha citato il collega vanitoso o gli amici di sempre?
E se è interessato a un sistema di videoconferenza?
L’ufficio ha riunioni con le altre sedi fuori dall’Italia o con
‘quelli della casa madre’? ) sta a noi non interpretarle ma
decodificarle senza pre-giudizi, senza mettere in bocca all’altro quello
che ‘secondo noi voleva dire’.
Possiamo davvero provare a identificare il bisogno che spinge e il
desiderio che muove il cliente che si sentirà ascoltato, attivando un
circolo virtuoso: più ascolto, più informazioni si ottengono.
Ci offrirà quindi le motivazioni che lo spingono, proprio come pezzi
di un puzzle, permettendo a noi di comporlo, con la nostra competenza,
il nostro servizio, la qualità del nostro intervento, e incorniciarlo
nel riquadro finale del valore e della soddisfazione riconosciuta dal
cliente.
Le fasi della relazione
La relazione
con il cliente ha diverse fasi, dalla conoscenza iniziale allo
svolgimento dell’intervento, fino alla gestione del servizio post
vendita.
In tutte questa fasi il bisogno e il desiderio sotteso accompagnano
l’esperienza del nostro cliente, prendendo letteralmente forma.
In questo senso, la nostra capacità di accompagnamento e scoperta
sarà determinante: lo aiuteremo a concretizzare attraverso l’esperienza
l’idea che aveva in mente.
Siamo buoni samaritani? Anche.
Fondamentalmente tuteliamo in questo modo il nostro operare, perché
la soddisfazione che il cliente ha, è data da quanto la realtà combacia
(letteralmente!) con l’idea che ne aveva.
La sua soddisfazione, in altre parole, sarà elevata tanto quanto il
sistema impiantato coincida con quello che aveva in testa. Come possiamo
fare? Individuando l’idea di bisogno e desiderio sotteso, e aiutarlo a
vederne la realizzazione.
Un esempio è stato inserito nel riquadro ‘Il bisogno reale’.
Il bisogno è reale
Il
nostro cliente sig. Rossi, appena trasferito nella nuova zona
residenziale, ci ha contattati con una richiesta, relativa a un impianto
domotico.
Noi tutti sappiamo che la domotica si basa su servizi di automazione
domestica, i cui esempi possono essere tradotti anche in scenari:
– entro in casa e con un solo interruttore accendo le luci di alcuni
locali, che ho programmato in proposito, oltre a disattivare
l’antifurto;
– esco di casa e con un solo comando abbasso tutte le tapparelle, attivo l’antifurto e spengo tutte le luci;
– ad un’ora programmata (al tramonto) si accendono le luci del giardino, si attiva l’irrigazione, ecc.
L’impianto può essere anche più articolato, ad esempio:
– tutti gli esempi basilari messi insieme;
– la mattina quando mi sveglio, si attiva la musica, si alzano le
tapparelle e se la luce del sole è sufficiente, il sistema di
illuminazione non reagisce, altrimenti si accendono solo le luci del
bagno e della cucina, oppure quelle che servono per le prime cose da
fare.
La soddisfazione
Un servizio, dunque, in
realtà un possibile sistema articolato di servizi. Come possiamo agire
per portare il nostro cliente a essere soddisfatto?
Innanzitutto, abbiamo detto, individuando il suo bisogno. Ne abbiamo
parlato, in questo approfondimento siamo ancora più esigenti.
Qual è il suo bisogno reale e qual è quello … percepito?
E già, perché il cliente magari indica qualcosa ma ne pensa
un’altra. “È un fuori di testa!” No. Semplicemente è un cliente che non
ha le idee chiare sulle reali potenzialità del servizio.
Nel mass market, i responsabili di marketing sono sempre attenti a
far venire fuori nel cliente la percezione di un bisogno, non ancora
reale.
Oggi, nessuno di noi uscirebbe senza cellulare (in pochissimi,
forse, sicuramente non nel nostro Paese, che ha un tasso di penetrazione
del prodotto molto elevato: si parla di una media di 2 telefoni per
singolo individuo), 20 anni fa lo facevamo senza avvisarne la necessità
(il bisogno). Poi sapienti operazioni di comunicazione, influenzamenti
sociali e culturali, accompagnati dallo sviluppo tecnologico che ha reso
il prodotto sempre meno costoso e più efficiente, ci hanno reso in
evidenza quel bisogno.
Andate fuori da una scuola elementare e scoprirete come è reale oggi il bisogno percepito di un cellulare …
Ecco quindi che accompagnare il cliente nella scoperta del bisogno
può esserci utile. Aiutarlo nell’identificare la sua esigenza ci
assicura le basi per un’ottima relazione con lui e una buona probabilità
di fare mercato.
Ascoltare per comunicare meglio
Torniamo al nostro sig. Rossi.
Ci ha chiamati perché voleva rendere la casa automatizzata nei servizi fondamentali?
Sa che il sistema d‘illuminazione può reagire da solo alla luce
solare? Bene, lo scopriremo, abbiamo detto, ascoltandolo senza
pregiudizi e con molta attenzione.
Magari facendoci aiutare da domande opportune, che ci faranno capire cosa vuole, cosa si aspetta. L’abbiamo detto.
Dunque, cosa c’è di più? C’è che il modo in cui lo porto a scoprire e
valorizzare i vantaggi del servizio, rendendo percepito un bisogno non
ancora reale, è premessa del successo e della soddisfazione.
La comunicazione ci aiuta a vendere, e prima ancora a proporre.
Comunicare in coerenza con gli strumenti, la conoscenza, la
disponibilità del nostro interlocutore ci aiuta a mettere in chiaro
l’idea, il bisogno e il desiderio, che gli sono dietro.
No, non per essere manipolatori! Il cliente (siamo tutti noi i
clienti!) è molto più ‘sveglio’ di quanto a volte si voglia pensare.
È piuttosto un modo per aiutarlo a identificare opportunità di
benessere, di soddisfazione, di utilità nel senso più ampio (e più
focalizzato: è la sua propria utilità!) che sono dietro quel servizio,
quel prodotto.
Il nostro sig. Rossi potrebbe aver avuto il bisogno di automatizzare
casa pensando al sistema di illuminazione, senza aver modo di
riflettere sull’utilità (soprattutto per la sig. ra Rossi…) di poter
azionare i tendaggi e gli avvolgibili automaticamente.
Ecco che il bisogno si è fatto percepire e dunque è diventato reale.
Ecco che il sig. Rossi comincerà a costruire l’idea di ciò che
realmente vuole e su cui valuterà la sua soddisfazione in termini di
corrispondenza tra reale e desiderato.
Quanto più saremo bravi a guidarlo in questa costruzione, tanto più saremo riconosciuti come competenti e affidabili.
Si ringrazia per il contributo
Alessandra Tacconelli
consulente marketing e comunicazione
atacconelli@hotmail.com