Cos’è la psicosomatica e a cosa serve? In questo articolo di Diego Frigoli, tra i maggiori esponenti della disciplina, si spiega come il corpo possa rappresentare “la voce” dell’inconscio.
In occasione del primo congresso nazionale di Psicosomatica Ecobiopsicologica organizzato dalla Scuola di Psicoterapia ANEB, che si terrà a Milano il 18 e 19 maggio 2019 (vedi in fondo per i dettagli), vi proponiamo un articolo del dott. Diego Frigoli, Direttore della Scuola, medico psichiatra e psicoterapeuta, tra i maggiori esponenti nell’ambito della psicologia psicosomatica in Italia. In questo articolo viene spiegato come il corpo sia, così come il sogno, un canale comunicativo dell’inconscio, che attraverso il sintomo cerca di recapitare il proprio messaggio alla coscienza dell’uomo. Cefalee, nausee, tensioni muscolari, disturbi ricorrenti possono rappresentare la “voce” dell’inconscio che cerca di dirci qualcosa…
Il sintomo corporeo come “sogno del corpo”, di Diego Frigoli
Già dal secolo scorso gli psichiatri avevano osservato pazienti affetti da sintomi fisici privi di una base organica, iniziando così ad intuire come alcuni disturbi o malattie fossero espressione di fattori psicologici.
Il termine “funzionale”, utilizzato per definire queste patologie sussiste ancora nella terminologia medica come espressione di molti fenomeni organici dovuti ad una sofferenza di carattere emozionale.
Tali sintomi funzionali possono essere risolti solo quando riescono ad essere ascoltati ed interpretati correttamente nel loro sottostante contenuto emozionale. In assenza di questa possibilità, la psiche ricorre al corpo come veicolo privilegiato per esprimere emozioni nascoste. Si determina così, un linguaggio somatico e corporeo di difficile decodificazione perché governato dalle regole dell’inconscio.
Nell’ambito della psicologia Freud ha fatto spesso notare come il sintomo corporeo abbia una stretta analogia con il sogno, perché entrambe le manifestazioni rappresentano una forma di compromesso fra contenuti inconsci, a volte considerati inaccettabili, e i meccanismi difensivi della censura. Pertanto, dietro ad ogni sintomo somatico, così come nei sogni, è spesso celato un aspetto nascosto che costituisce il “senso” della malattia, senso piuttosto incomprensibile per la coscienza.
Il vomito, ad esempio, può esprimere da parte del malato un suo rifiuto emotivo non ancora giunto a coscienza, rappresentato dall’ambivalenza dell’introiezione apparente del cibo e dal successivo bisogno di espellerlo. Compito del paziente e del terapeuta in tal caso è poter comprendere quali emozioni sono divenute indigeribili per il primo.
Nel processo di formazione di un sintomo, come accade nel sogno, spesso sono in atto meccanismi di difesa quali ad esempio la “condensazione” e lo “spostamento”. Il fenomeno della “condensazione” fa riferimento ad una rappresentazione che incorpora e fonde in sé una molteplicità di immagini e di parole.
Si può osservare ad esempio nelle cefalee muscolo tensive a localizzazione frontale, in cui sono spesso presenti sintomi quali la fotofobia, la lacrimazione, la nausea e il vomito. La motivazione inconscia delle cefalee frontali è sovente la presenza di un nucleo inespresso di fantasie ostili ed aggressive, che vengono in modo coatto rimuginate continuamente. Tale azione è simboleggiata dalla scelta della sede anatomica di localizzazione del dolore, la fronte, sotto la quale esistono i poli frontali del cervello in cui avvengono i processi elaborativi del pensiero. In tali pazienti, accanto ai nuclei ostili, vi sono profonde angosce di colpa per l’aggressività rimossa, e tale sentimento sarà espresso dalla lacrimazione accessoria. A sottolineare poi la rimozione di tali emozioni, dovremo interpretare la fotofobia come un fastidio per la “luce” della coscienza ad elaborare il conflitto inconscio, mentre la nausea sarà in accordo con il rifiuto psicologico a tollerare le fantasie ostili.
Un esempio di “spostamento” è invece il prurito, da porre in relazione a fantasie specifiche inaccettabili che sono simbolicamente “grattate via” dalla pelle e dunque spostate con violenza sul corpo.
Nella visione psicoanalitica freudiana il sintomo, come il sogno esprime sempre una forma di soddisfacimento sostitutivo ed estremamente mascherato di desideri inconsci ripudiati dalla coscienza, che riappaiono di fronte all’io come ritorno del rimosso.
Al contrario del pensiero freudiano, Jung ci propone un modello dell’inconscio individuale e collettivo, dove le forze pur contraddittorie e ricche di tensioni, mantengono tuttavia in sé una capacità di compensazione e di riequilibrio per la vita conscia permettendo a quest’ultima di orientarsi secondo il progetto profondo del Sé. Di conseguenza il sogno, non sarà più il luogo del rimosso come voleva Freud, ma diventerà una produzione attiva.
In questa prospettiva anche il sintomo funzionale, che rappresenta una manifestazione diretta dell’inconscio, potrà essere considerato in molti casi come compensatorio della coscienza. Vi sono, infatti, sintomi funzionali che rispondono meglio al criterio freudiano della rimozione di contenuti inaccettabili, ma ve ne sono altri che sono palesemente l’espressione di un’attività compensatoria dell’inconscio. Ad esempio, una reazione psicosomatica di arrossamento del volto legata al sentimento della vergogna farà riferimento a contenuti inaccettabili per la coscienza, ma una sudorazione improvvisa che si accompagna ad un atteggiamento troppo rigido sul piano del pensiero, testimonia l’esigenza di un necessario compenso di aspetti emotivi e “liquidi” di fronte a una rigidità troppo unilaterale della vita psichica.
Tenendo presente che i due modelli dell’inconscio possono convergere in un unico modello applicabile ai sintomi funzionali, si osserverà che questi ultimi potranno essere considerati come veri e propri sogni del corpo che obbediranno alle leggi individuate da Freud e Jung come costitutive del sogno. Oggi gli sviluppi più recenti delle neuroscienze, della biologia evoluzionistica e della fisica quantistica sembrano confermare questa visione unitaria che considera il sintomo organico e il sogno come espressione sintetica di una in-formazione scaturita dalla dimensione archetipica rappresentata dal nostro Sé.
Al di là di ogni ulteriore considerazione teorica sul rapporto fra sogno e corpo, giova considerare i sintomi funzionali come veri e propri dinamismi strutturati dell’inconscio, proiettati sullo schermo del corpo come rappresentazioni materializzate legate all’esigenza comunicativa di problemi specifici non risolti dal linguaggio.
Ti interessa approfondire questi argomenti? Iscriviti al “Congresso di Psicosomatica: Il corpo come mandala dell’universo”
La psicoterapia contemporanea come legge il legame tra corpo e inconscio? In questo congresso cercheremo di formulare delle risposte che tengano conto della lettura dei disagi del corpo nella psicoterapia, ricordando che la psiche umana non sfugge al corpo ripudiandolo e nemmeno si esaurisce in una prospettiva materialistica, ma vi “ritorna” attivando quel processo in cui la dimensione materiale si sublima e quella psichica si coagula. Pensiero, anima, spirito, corpo sono legati fra loro in un processo reciprocamente trasformativo.
Il Corpo come Mandala dell’Universo. Il corpo in psicoterapia
18-19 Maggio 2019
Hotel Michelangelo – Piazza Luigi di Savoia, 6 – Milano