Apre a Milano MEET Digital Culture Center, il primo centro italiano dedicato alla cultura digitale, supportato da Fondazione Cariplo. In questo spazio di arte, riflessione e incontro – che propone luoghi aperti, fluidi, polivalenti – la Sala Immersiva e il Theatre realizzano, grazie ai proiettori Epson, una videoproiezione immersiva di grande suggestione, al servizio delle opere d’arte digitali e degli eventi che MEET ospita


MEET è il primo centro in Italia dedicato alla cultura digitale; è supportato sin dalla sua nascita, nel 2018, da Fondazione Cariplo  e affonda le sue radici nell’esperienza della piattaforma di idee ed eventi ‘Meet the Media Guru’. Si trova in via Vittorio Veneto 2, nel cuore di Porta Venezia a Milano, ospitato da un edificio di inizio Novecento che si sviluppa su 3 piani per un totale di 1500 m². 

L’obiettivo di MEET è aiutare le persone ad acquisire una nuova consapevolezza rispetto alla tecnologia, intesa come risorsa di straordinario valore per la creatività e il benessere dell’intera società

In questa Case Study raccontiamo come l’immersività, tema e linguaggio centrale della contemporaneità, abbia contribuito in modo sostanziale a raccontare l’identità di MEET attraverso, in particolare, la realizzazione di due spazi: l’Immersive Room e il Theatre. In entrambi i casi – sfruttando la videoproiezione Epson e le caratteristiche peculiari delle sue ottiche ultra corte zero off-set – sono stati creati ambienti aperti, fluidi e polifunzionali in grado di offrire ai visitatori esperienze di grande suggestione, ciascuno con le specificità che andremo a raccontare. 

Ne parliamo con: Maria Grazia Mattei, Fondatrice e Presidente MEET, che ha fortemente voluto la nascita di questa realtà e ha seguito in prima persona tutte le fasi di concretizzazione del progetto e Antonella Terrasi, Multimedia Architect, Durante, il system integrator che ha realizzato l’installazione. Nei Box anche i commenti dell’ing. Giuseppe De Leo, consulente, progettista e direttore lavori per le tecnologie audio-video e della comunicazione e del noto architetto Carlo Ratti, che ha firmato il progetto architettonico.



La sfida: uno spazio immersivo che rispecchia i linguaggi della cultura digitale 

Per capire il ruolo e il valore che hanno l’Immersive Room e il Theatre all’interno di MEET, è necessario capire bene cos’è MEET e qual è la sua vocazione: «L’obiettivo con cui nasce questo spazio è contribuire a colmare un digital divide culturale molto diffuso nel nostro Paese – dice Mattei, che poi spiega – Oggi la tecnologia ci offre tanti strumenti, ma la sfida culturale aperta è capire come applicarli, ‘cosa fare’ con questi strumenti. È necessario smettere di parlare di digitale solo in termini di tecnologia, e cominciare a parlare con le persone dei processi di cambiamento che il digitale ha innestato nella società, nella loro vita privata e professionale, parlare di come siano nati nuovi parametri culturali, nuovi linguaggi creativi, nuove modalità espressive. Non dobbiamo più essere passivi utilizzatori di questi mezzi, ma divenire protagonisti, figure attive e creative». 


La sala immersiva di MEET, il centro di cultura digitale supportato da Fondazione Cariplo, realizzata con 15 proiettori Epson modello EB-L1755U, a tecnologia 3LCD da 15000 ANSI lumen e ottiche ELPLX02, ultra short throw zero offset da 0,35:1.| Fotografia di Michele Nastasi

Con questo spirito nasce MEET, che, come spiega Mattei, vede nella creatività – espressa in primis nelle opere multimediali degli artisti ospitati – «un enzima per innescare dei processi di cambiamento culturali fondamentali per l’individuo, ma anche per le imprese: possiamo riempire le nostre case e le nostre aziende di tecnologia, ma se la mentalità rimane ferma agli schemi della cultura analogica, lo sforzo sarà poco utile». 

Per una mission tanto speciale, era necessario uno spazio altrettanto speciale, costruito per rispecchiarne lo spirito:«Non volevamo il ‘classico centro per fare le mostre’, ma uno spazio che rispondesse ai parametri di fluidità, trasparenza e interoperabilità della cultura digitale», dice Mattei, che quindi spiega come questi parametri si siano tradotti fisicamente – tramite un complesso lavoro di riprogettazione e ristrutturazione – in uno spazio molto aperto, immersivo, ricco di ambienti aperti, riconfigurabili e polifunzionali. Ambienti tutti interconnessi tra loro: le diverse aree dello spazio MEET infatti – Immersive Room, Theatre, Team & Lab Area, Bistrot – non sono chiusi da porte ma fortemente comunicanti tra loro, e in molti casi affacciati a quella che MEET ha battezzato ‘Scala Abitata’. 

La creatività è un enzima per innescare dei processi di cambiamento culturali fondamentali per l’individuo e per le imprese – Maria Grazia Mattei

Quest’ultima è di fatto un ulteriore spazio con una propria identità specifica: «La scala abitata non è semplicemente un passaggio da un piano all’altro. È una scala suggestiva, multiprospettica, che si ‘abita’. Lungo la scala ci si può sedere, incontrare qualcuno [in questo senso la scala interpreta il nome di questo spazio, ‘meet’, incontro – ndr], guardare video e fruire di contenuti vari. C’è sempre qualcosa che stimola l’attenzione e la sensibilità delle persone», dice Mattei, che conclude: «Ci piace pensare che la nostra scala sia un luogo dove accadono cose inaspettate». 

In uno spazio come MEET, che è di fatto nella sua totalità ‘immersivo’ (come dice Mattei:«tutto lo spazio MEET è costruito per immergere il visitatore nei contenuti, per offrirgli un’immersione sensoriale») creare una Immersive Room e un Theatre, che giocano con un ulteriore livello di immersività, assume dunque un valore e una profondità del tutto peculiare. 

Ed è dunque del facilmente comprensibile perché la definizione in chiave immersiva questi due spazi sia stata da subito tra i desiderata della committenza. 


IL PROGETTO ARCHITETTONICO SECONDO CARLO RATTI

Il progetto architettonico di MEET è stato firmato da CRA – Carlo Ratti Associati insieme a Italo Rota. Di seguito il commento sul progetto di Carlo Ratti, architetto e ingegnere a capo dello studio CRA, a Torino e New York, e del Senseable City Lab presso il MIT.
«A chi gli chiedeva di spiegare la sua celebre Scala di Penrose, un’ipnotica sovrapposizione di piani che non si incontrano, l’artista Maurits Cornelis Escher rispondeva: «È impossibile per gli abitanti di mondi diversi camminare, sedersi o stare in piedi sullo stesso piano, perché hanno concezioni diverse di ciò che è orizzontale e di ciò che è verticale. Eppure potrebbero condividere l’uso della stessa scala».

Per gli interni di Meet Digital Culture Center, progettato da CRA – Carlo Ratti Associati insieme a Italo Rota, siamo proprio partiti da una scala come intersezione tra il mondo delle comunicazioni digitali e quello degli incontri interpersonali. La grande scala arancione è una piazza verticale scomposta in piani su cui è possibile incappare casualmente in colleghi, amici e semplici avventori. Ma è anche il luogo della serendipity, dove scoprire una nuova proiezione digitale, che a sua volta può diventare un’occasione per attaccare bottone con le persone che ci passano accanto. Sulla scala si affacciano tutti gli spazi di MEET – dagli uffici alle aree espositive, dall’auditorium alla sala immersiva.

MEET nel suo insieme cerca di farci riflettere sul ruolo dello spazio fisico in un mondo digitale. Quest’ultimo, come sappiamo, tende a intaccare la nostra capacità di comprensione del diverso e a creare dinamiche di polarizzazione: su Internet è facile ignorare opinioni diverse dalle nostre. Lo spazio fisico, al contrario, contiene in sé la dimensione dell’inevitabilità. Lì non abbiamo alternative rispetto all’incontro e al confronto con gli altri; non ci è consentito mettere un filtro alla diversità; non possiamo ritirarci in modo definitivo nel rassicurante comfort dell’assortatività, l’attaccamento a coloro che sono più simili a noi. MEET vuol dire incontro».


Carlo Ratti, architetto e ingegnere a capo dello studio CRA, a Torino e New York, e del Senseable City Lab presso il MIT


La Sala Immersiva: 15 proiettori Epson a tecnologia 3LCD da 15mila lumen per una proiezione continua sui tre lati dell’ambiente

Compreso dunque il significato e il valore degli spazi, passiamo alla descrizione tecnica dell’installazione. 

«L’Immersive Room di MEET è un ambiente di circa 250 m2 – spiega Terrasi – dove l’immersività si realizza tramite 15 proiettori Epson modello EB-L1755U, a tecnologia 3LCD da 15.000 ANSI lumen che danno vita, sfruttando l’edge blending, a una proiezione continua su tre pareti per un totale di 1200 x 25602 pixel».

Montano un’ottica ultra short throw zero off-set con un rapporto di tiro di 0,35:1 (modello Epson ELPLX02), ottica che riveste un ruolo fondamentale: 

l’ultra short throw consente il posizionamento del proiettore vicino alla parete e minimizza la possibilità di ombra sulle immagini videoproiettate;

le ottiche di tipo zero-offset, al contrario di quelle standard, proiettano le immagini alle spalle del videoproiettore; grazie a questa particolare tecnologia queste ottiche consentono di ottenere un’immagine videoproiettata che rimane alla stessa quota del videoproiettore. È stato quindi possibile posizionare i proiettori incassati e “nascosti” nel controsoffitto, lasciando a vista solo il corpo ottica, coprendo tutta la superficie della parete senza dover lasciare ‘cornici’. 


Immersive Room – L’immersività si realizza tramite 15 proiettori Epson modello EB-L1755U, a tecnologia 3LCD da 15.000 ANSI lumen che danno vita a una proiezione continua su tre pareti per un totale di 1200 x 25602 pixel.

«Le ottiche di Epson erano le uniche che consentivano l’integrazione architettonica, richiesta dallo studio Ratti – commenta Terrasi, riferendosi alla pulizia e alla linearità a cui mirava il progetto architettonico – e che al contempo garantiscono, posizionati a soli 150 cm circa dalla parete, di coprire la parete stessa alta 2,70 m nella sua completezza, dall’alto in basso, e minimizzare le ombre dei visitatori. Un problema, questo delle ombre, che si sarebbe certamente presentato con utilizzo di ottiche standard, dal momento che le “colonne” presenti nella stanza, delineano un passaggio abbastanza ravvicinato alla parete». 

La scelta dei proiettori Epson è stata anche dettata, racconta Terrasi, dalla necessità di garantire una fedeltà cromatica elevatissima e un altrettanto alto livello di contrasto, elementi necessari soprattutto per valorizzare le opere artistiche e garantire la resa del colore, del tratto, del segno, delle sfumature, e con queste l’elemento emotivo voluto dall’artista. 

«L’impatto della sala immersiva è davvero eccezionale, qualcosa che non si dimentica facilmente – dice Mattei – L’abbiamo usata per l’opera digitale ‘Renaissance Dreams’ di Refik Anadol. Sono tutti rimasti affascinati». 

L’utilizzo della sala come spazio per la proiezione di opere immersive, racconta ancora Terrasi, è tuttavia solo una delle funzioni di questo spazio, che è pensato anche per accogliere talk, presentazioni, concerti, attività didattiche e formative. Il posizionamento di botole a pavimento collegate con la regia consentono di gestire in modo flessibile gli allestimenti tecnici, adattandosi a svariate situazioni di utilizzo.  A testimonianza del carattere ‘aperto e fluido’ della sala, ricordiamo anche brevemente che questa può letteralmente ‘aprirsi all’esterno, ma anche ‘aprirsi al mondo’ con eventi trasmessi live in streaming, sfruttando i principi del ‘figital’ che stiamo tutti imparando a conoscere. «Ogni luogo è connesso agli altri sia fisicamente che virtualmente – commenta Mattei – L’evento nel Theatre può essere proiettato nella sala immersiva, e magari al contempo si può avere un altro evento parallelo che si svolge nella sala immersiva, e che viene trasmesso nel Theatre, piuttosto che sulla scala abitata o nella gallery, lo spazio che usiamo per fare i workshop».


Nel mosaico, nell’ordine: 1) MEET dall’esterno, in zona Porta Venezia a Milano; 2) gli uffici MEET, ‘aperti’ e collegati agli altri ambienti; 3) dettaglio di illuminotecnica: la cornice storica dell’edificio di inizio Novecento contrasta e valorizza la contemporaneità degli allestimenti; 4) la multiprospettica Scala Abitata, non semplice passaggio tra un piano e l’altro, ma luogo dove si fruiscono contenuti, spazio di incontri ed ‘eventi inaspettati’; 5) la videoproiezione realizzata con proiettore Epson modello EB-L1070U tecnologia 3LCD da 7000 ANSI lumen e ottica ELPLX01W, ultra short zero offset da 0.35:1, che ‘anima’ la Scala Abitata.| Fotografie 1,2,3,4 di Michele Nastasi

Streaming e predisposizioni ‘future proof’ 

La possibilità di gestire lo streaming chiama in causa un altro elemento di valore dell’installazione: l’eccezionale dotazione tecnologica che rende la sala immersiva performante quanto potrebbe esserlo uno studio televisivo, con strumentazioni di livello gestite dalla regia di messa in onda situata al secondo piano dell’edificio (mentre resta sul posto la più ‘basica’ regia di sala). 

L’infrastruttura di cablaggio è fortemente sovradimensionata, proprio per garantire che in futuro, considerando anche la rapida evoluzione che hanno le tecnologie, qualsiasi potenziamento e qualsiasi nuova necessità possa essere soddisfatta

Ricordiamo inoltre che una sfida importante dell’installazione – non solo legata a questa sala immersiva ma alla ristrutturazione tutta – è stata quella di gestire, all’interno della cornice dei vincoli strutturali di un edificio storico come quello che ospita MEET, la compresenza dell’impiantistica multimediale con tutte le altre (elettrico, climatizzazione, antincendio, ecc.). Raccontiamo meglio questa questo aspetto nel box dedicato. 



CONFIGURAZIONE E PREDISPOSIZIONE GRANULARE, IN OTTICA FUTURE PROOF

Le esigenze espresse dalla committenza hanno richiesto la realizzazione di diverse categorie di impianti tecnologici, da quelli destinati ai servizi per l’edificio (videosorveglianza e networking), a molteplici impianti audio-video, ciascuno con particolari peculiarità e requisiti prestazionali elevati. Un esempio su tutti: la richiesta di connettività Wi-Fi (fino a 500 utenti contemporanei) per la consultazione di video on demand dall’archivio locale. 

La progettazione ha quindi tenuto conto delle diverse situazioni di utilizzo, da quella di tipo espositivo agli eventi live, prevedendo i possibili scenari applicativi, anche in ottica future proof.

Per questi motivi è stata prestata la massima attenzione per ottenere flessibilità, modularità, scalabilità ed espandibilità, sia dagli impianti in sé sia dall’infrastruttura di collegamento dei segnali realizzata, nella parte passiva, con cavi Cat 7 SFTP e fibra ottica multimodale OM4. 

«Questa infrastruttura- ci spiega l’ing. Giuseppe De Leo, consulente, progettista e direttore lavori per le tecnologie audio-video e della comunicazione – è stata dimensionata in modo da offrire collegamenti punto-punto e over IP a larga banda, disponibilità granulare di attestamenti per i vari allestimenti possibili, numerose predisposizioni impiantistiche e capacità di trasporto dei sistemi e degli standard attuali e prossimi a venire, per tutti i tipi di segnale». 

La parte attiva è costituita da un network dedicato, suddiviso in VLAN, dotato di centro stella ottico ed uplink a 10 Gbps in fibra.

Nello specifico, i segnali video viaggiano su HDBaseT e SDI all’interno degli ambienti (per ragioni di latenza, non compressione, e di conservazione dello spazio colore) e over IP per il collegamento (bidirezionale) tra i diversi ambienti. Tutti i segnali audio, invece, viaggiano ovunque su IP tramite protocolli Q-LAN e Dante, con la facoltà di inserimento temporaneo di altri elementi nell’impianto, ad esempio i mixer audio durante gli eventi live, in particolare nel Theater.

«Il lavoro di system integration – conclude De Leo – è stato importante, come anche quello di sintesi e programmazione per il controllo, l’automazione a la supervisione, alla quale è destinato uno specifico locale come postazione di regia e di gestione generale. Per raggiungere l’obiettivo, reso ancor più complesso dal tema dell’integrazione architettonica, sono state sviluppate numerose soluzioni personalizzate o sviluppate ad hoc, oltre naturalmente al grande lavoro di squadra svolto insieme alla Durante e alle persone che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera». 


Il Theatre: ancora immersività con la videoproiezione Epson per questo spazio multifunzionale 

Parliamo ora del Theatre, uno spazio che, sempre con l’obiettivo di mantenere la massima fluidità, ha una funzione che è almeno duplice: quella di spazio cinema (in particolare, la Fondazione Cineteca, che già utilizzava lo spazio, continua a proporre le sue rassegne), e quella di spazio dedicato a talk ed eventi live (ospitando, per esempio, i Meet the Media Guru, occasioni di incontro con massimi esponenti del mondo della cultura digitale). 


Il Theatre di MEET

In questa seconda configurazione, si attiva l’anima immersiva di questo spazio: 2 videoproiettori Epson EB-L1755U da 15000 ANSI lumen, con ottiche ultra short throw, creano la proiezione frontale, che avviene su uno schermo di 11 x 4,80 metri con risoluzione 2760 x 1200 pixel. 4 videoproiettori Epson EB-L1075U da 7000 ANSI lumen, anche in questo caso con ottiche ultra corte, proiettano invece sulle pareti laterali

Quando si assiste a un evento, lo spettatore è avvolto in uno ‘scenario’ di proiezione. Le proiezioni che coprono le contropareti laterali, rivestite di tessuto grigio, hanno una resa più ‘soft’ rispetto a quella dell’immagine frontale; questo effetto più morbido, ben si adatta alla destinazione d’uso di queste contropareti: visualizzare contenuti d’accompagnamento’ (titolo dell’evento, loghi, messaggi dai social ecc.), contribuire a creare l’atmosfera e stimolare il coinvolgimento degli spettatori.

Le ottiche di Epson erano le uniche che consentivano l’integrazione architettonica richiesta dallo Studio Ratti, in termini di pulizia e linearità. Antonella Terrasi

Anche in questo caso è merito delle ottiche Epson ultra-corte zero off-set, con l’ausilio di un processore grafico Dataton Watchout, la precisione con cui le immagini seguono i profili delle pareti della stanza, senza lasciare cornici scoperte, pur restando i videoproiettori incassati nel controsoffitto, nascosti alla vista. Anche qui, si è potuta quindi rispettare la linearità del progetto architettonico richiesta dallo Studio Ratti.

La qualità dei videoproiettori è stata necessaria per garantire alle immagini proiettate un elevato rapporto di contrasto, anche nel caso in cui le luci che illuminano lo stage e gli ospiti siano accese. La configurazione della sala ad uso cinema convive con quella ad uso eventi live; un esempio significativo di progettazione integrata è la scelta di installare degli array di diffusori acustici appesi di tipo motorizzato che, necessari agli eventi live, rientrano all’interno del controsoffitto nella configurazione cinema con un sistema meccanico a ribalta per restare ‘nascosti’ e per non impattare sulla visibilità della proiezione cinematografica realizzata da fondo sala (il cinema ha infatti un videoproiettore a sé, che risponde alla specifiche DCI). 


TheatreIl Theatre è composto da 2 videoproiettori Epson EB-L1755U da 15000 ANSI lumen, con ottiche ultra short throw ELPLX02, che creano la proiezione frontale, e 4 videoproiettori Epson EB-L1075U da 7000 ANSI lumen, anche in questo caso con ottiche ultra corte, che proiettano sulle pareti laterali. 

I CONTENUTI: TANTE POSSIBILITÀ PER ADATTARSI ALLA NATURA POLIVALENTE DELLA SALA

A proposito dei contenuti trasmessi dalle videoproiezioni, le possibilità di utilizzo della superficie di proiezione sono molteplici:«Il primo dei casi è quello in cui i proiettori dialogano all’unisono – spiega Maria Grazia Mattei, Fondatrice e Presidente MEET – come accade nel caso di ‘Renaissance Dreams’ di Refik Anadol, che stiamo ospitando ora. L’opera di Anadol rilegge in chiave contemporanea il Rinascimento e tratteggia una nuova idea di affresco sfruttando l’intelligenza artificiale e il machine learning. Le immagini, che corrono senza soluzione di continuità lungo tutte le tre pareti, hanno un impatto eccezionale». In altri casi, racconta Mattei, la superficie a disposizione può essere usata per proiettare più contenuti diversi, creando e multivisioni o narrazioni, e adattandosi alle esigenze che si generano quando lo spazio ospita installazioni, conferenze o eventi live. 


Una videoproiezione ‘in più’ per dar vita alla scala abitata 

Ricordiamo infine il videoproiettore Epson presente sulla scala abitata, modello EB-L1070U tecnologia 3LCD da 7000 ANSI lumen e ottica ELPLX01W, ultra short zero offset da 0.35:1, che contribuisce – assieme a tanti altri elementi – a dare vita alla scala, proiettando contenuti di carattere artistico o informativo, a seconda delle necessità. Anche in questo caso la resa colorimetrica ha avuto un ruolo centrale nella scelta del proiettore.  Non ci resta che augurarvi buona visita allo spazio MEET, che grazie agli sforzi appena raccontati è riuscito nella sfida, tutt’altro che scontata, di divenire un luogo all’altezza degli standard eccezionali proposti dagli spazi di simile concezione – anch’essi dedicati alla cultura digitale – già presenti negli altri stati europei. ■


UN LAVORO DI SQUADRA PER GESTIRE LE COMPLESSITÀ COMPOSITIVE ARCHITETTONICHE E STRUTTURALI

Uno degli aspetti che ha più caratterizzato questo progetto, è stata la necessità di trovare soluzioni efficaci per gestire esigenze architettoniche e strutturali spesso divergenti: «Quando un allestimento architettonico – con i suoi impianti elettrici, di climatizzazione, antincendio, ecc. – si intreccia e si sovrappone così strettamente con un allestimento multimediale, ogni aspetto dimensionale può fare la differenza», dice Antonella Terrasi, Multimedia Architect, Durante, che spiega, per esempio, le difficoltà con cui ci si è dovuti confrontare con la sala immersiva: «Poiché siamo dovuti intervenire a posteriori rispetto al progetto architettonico che era già stato impostato, il caso della sala immersiva è stato davvero complesso: sono state necessarie numerose revisioni del layout di progetto prima di trovare la corretta composizione di tutti gli elementi, audio-video e impiantistici, da inserire nel controsoffitto della sala. 

Esistono infatti tanti temi che vanno tenuti in considerazione: ingombri, vibrazioni, dissipazione termica, carichi sospesi, ecc. che devono trovare una sintesi in modo coordinato. Senza dimenticare i vincoli architettonici: nella sala immersiva la presenza di tiranti strutturali opportunamente rivestiti, che si presentano come colonne, e dell’orditura delle travi hanno complicato la gestione dello spazio disponibile, comportando una progettazione costruttiva assai particolareggiata». 

E d’altra parte la storicità dell’edificio, che pure ha costituito un elemento critico sul piano installativo, porta un forte valore a MEET: «La ‘pelle storica’ di MEET – dice Maria Grazia Mattei, Fondatrice e Presidente, MEET – che contrasta con la dimensione contemporanea della digitalità, accoglie, è un elemento che aggiunge interesse allo spazio, e che anzi potrebbe diventare un tema interessante, se si volesse rendere MEET oggetto stesso di un progetto artistico». 

Una sfida installativa importante dunque, al cui successo ha molto contribuito il lavoro di squadra di tutti gli attori coinvolti e la competenza trasversale, in ambito multimediale ed architettonico, perseguita dal CEO Stefano Durante all’interno della sua Azienda e messa in campo insieme a quella dell’ing. De Leo.


La scelta di Epson è stata determinata, tra le altre cose, dalla necessità di garantire un’alta fedeltà cromatica e un notevole livello di contrasto. La superficie proiettabile è utilizzabile sia ‘all’unisono’ per mostrare un’unica opera, sia creando aree separate per gestire installazioni ed eventi in cui è necessario visualizzare più contenuti. Risponde quindi alle esigenze di fluidità che hanno ispirato la concezione dell’Immersive Room.

Link utili

meetcenter.it | durante.it | audviser.eu | carloratti.com | epson.it


Persone intervistate

Maria Grazia Mattei, Fondatrice e Presidente, MEET

Antonella Terrasi, Multimedia Architect, Durante

Giuseppe De Leo, Audio Visual Independent Consultant


Altri contributi

Di seguito alcune immagini relative a dettagli tecnici e lavori di installazione.