In occasione del Roadshow organizzato da OB Elettronica, Professional Group ha moderato una tavola rotonda: un momento di confronto e analisi del mercato, dalla quale sono emersi spunti di riflessione sui cambiamenti che l’evoluzione tecnologica sta imponendo.
Il mercato italiano sta attraversando una fase delicata, durante la quale è importante tenere alto l’impegno e analizzare con attenzione il ventaglio di opportunità che offrono i diversi settori. Un momento al quale Professional Group giunge in modo preparato, cosciente della forza e della coesione di un gruppo creato in anni di attività, svolta fianco a fianco con i propri associati. È proprio il confronto costante e continuo con i soci a dare forza al Consorzio. Una sinergia utile a generare dibattiti, come nell’occasione della tavola rotonda organizzata lo scorso 21 maggio nella cornice di Villa Baiana, tappa del Roadshow di O.B. Elettronica. Un’occasione alla quale hanno preso parte numerose aziende e operatori del settore, che hanno approfondito i temi tecnologici più attuali e analizzato a l’andamento del mercato. Di seguito riportiamo alcuni estratti della ‘chiacchierata’, moderata dal direttore commerciale Mauro Pontillo: spunti importanti che fotografano la situazione attuale.
Il mercato sta cambiando
«Stiamo assistendo ad un cambiamento dei valori – esordisce Andrea Negretti di EMME ESSE. Mutano anche le esigenze del pubblico e questo spinge il settore a rivedere i confini dei sottoinsiemi che lo compongono. Un esempio lo può dare la corsa all’accaparramento delle frequenze, originariamente destinate ai broadcaster. Oggi sono molto appetibili agli operatori telefonici, si va verso i servizi di mobilità che tengono conto delle oramai predominanti esigenze dell’utente finale: chi possiede uno smartphone o un tablet, vuole sempre essere connesso. Questo è un cambiamento di scenario che ha significato un cambiamento di valori nel campo delle frequenze. E il prodotto che cosa può fare all’interno di questo scenario? Bisogna poterlo adeguare velocemente ad uno scenario che muta: ciò può costituire un valore».
Gli fa eco Emanuele Monti di Kon.el.co., che tende a sottolineare le tendenze emergenti e l’importanza di un buon percorso formativo: «Io vengo da una generazione che nasce con l’informatica e cresce con l’informatica. A mio avviso è importante porre l’accento su quanto emerge dalle tendenze dei mercati nascenti. L’utente chiede sempre più la possibilità di accedere ai propri contenuti, ovunque sia e in qualsiasi momento; basti pensare all’iPhone e all’iPad: i broadcaster ne stanno cavalcando l’onda. Ovviamente, il contraccolpo più evidente in questo momento lo subisce il settore dell’antenna, anche se sono convinto rimanga un bene di prima necessità. Il televisore a casa ci sarà sempre e, ovviamente, non può prescindere dal cavo e dall’antenna. Dal canto nostro, stiamo cercando di creare un network di installatori e di professionisti che possano entrare nella casa dell’utente con un piglio più commerciale, oltre che tecnicamente ben preparato. Sicuramente, l’arma migliore oggi è quella di specializzarsi, soprattutto sui prodotti di informatica».
Siamo chiamati, dunque, ad una ristrutturazione culturale, pertanto diventa centrale la formazione. A tal proposito l’intervento di Alberto Borchiellini sottolinea l’aspetto evolutivo: «La formazione gioca un ruolo primario per accompagnare l’evoluzione tecnologica del mercato. Il nostro centro, ad esempio, in questo momento sta lavorando molto con le scuole. Gli Istituti Professionali, in generale, si sono resi conto di non avere le competenze per trasferire ai ragazzi importanti aspetti della loro professione futura. Lo scorso anno abbiamo formato circa 800 ragazzi e ci siamo trovati davanti persone preparati, con grande volontà di fare e una discreta conoscenza del mondo multimediale, superiore a quella dell’installatore classico. L’installatore classico sta vivendo un momento di smarrimento: il digitale terrestre ha portato nelle loro conoscenze numerose lacune. Rispetto all’impianto analogico è cambiato tutto, serve conoscenza tecnica e professionalità. Tutto questo, oggi, porta ad un cambiamento degli attori e, automaticamente, ad una accelerazione nell’evoluzione delle tecnologie. Le nuove generazioni vogliono essere sempre al passo con la tecnologia e avere nelle loro case servizi completi; il che significa, ad esempio, guardare la televisione e con lo stesso telecomando rispondere al citofono, piuttosto che guardare le foto digitali, oppure alzare o abbassare la tapparella della finestra. Questo cambiamento tecnologico c’è, sta avvenendo e anche molto rapidamente».
Il punto di vista dell’utente finale
Oggi, nei mercati di riferimento, il prodotto riveste un ruolo meno centrale di una volta: il trend sembra privilegiare il valore dei servizi e delle soluzioni. Non sempre, però, tutti gli attori del mercato danno il giusto peso al valore del servizio e alla nuova tecnologia che presenzia le nostre abitazioni. Spesso, è l’utente finale a farne le spese. Massimo Dal Molin, di Plano, riporta un’esperienza vissuta in prima persona: «Vorrei raccontare un aneddoto che testimonia il momento poco felice che vive l’utente; è utile per fotografare la mancanza di professionalità presente in diversi attori di questo mercato; uun parere da semplice utente che ha vissuto una situazione di disagio come tanti. Mesi fa decido di cambiare il mio vecchio televisore con uno di ultima generazione. Nel frattempo, avvio l’abbonamento con una pay tv e nello stesso periodo ricevo una console di giochi in regalo. Bene, decido di sfruttare al massimo tutti questi dispositivi e mi accorgo da subito che inizia l’odissea. L’installatore chiamato in causa collega i cavi e, impreparato da una parte, frettoloso di andare via dall’altra, mi lascia senza offrire il contributo che mi sarei aspettato. Decido di andare dal rivenditore del televisore e della console per chiedere lumi e anche lì ricevo solo risposte da copione. Rinuncio a chiamare l’antennista per mancanza di fiducia, memore del fatto che non è riuscito a far funzionare bene il digitale terrestre. In definitiva, mi ritrovo con un bel televisore e diversi dispositivi che non sfrutto come dovrei; soprattutto, non sono contento. Pertanto, mi viene da ripensare a quando, negli anni passati, ricevevo tutti i canali privati e pubblici, a quando chiamavi l’antennista sapendo che sarebbe arrivato subito, avrebbe risolto il problema e sarebbe riuscito a consigliarti la migliore tecnologia da usare. Ovvio, le cose sono cambiate, ma in tutta la catena tante figure rinunciano a saltare sul treno dell’evoluzione tecnologia».
Vecchia e nuova tecnologia
Quando
la tecnologica, come è capitato negli ultimi anni, accelera su più
fronti il proprio processo evolutivo, spesso miete vittime tra gli
operatori, legate soprattutto al mancato adeguamento professionale e a
una preparazione ostinatamente conservativa, non più adeguata al mercato
che cambia. I fattori contingenti possono essere molteplici: in questo
periodo, oltretutto, l’economia nazionale sta attraversando uno dei
momenti peggiori. Alla luce di terremoti così profondi, come quello che
stiamo vivendo noi oggi, la catena del valore si modifica perché è alla
ricerca di margini che la crisi ha prosciugato. Il passaggio tra il
vecchio e il nuovo è così commentato da Massimo Piola di Fracarro: «Vorrei
fare una riflessione sui numeri, paragonando due mondi, uno del passato
e l’altro di estrema attualità. Si sta spingendo molto, oggi, sul
concetto di domotica. Analizzando i numeri dei maggiori player di
mercato, che già da 5 anni spingono sull’integrazione domotica,
l’incidenza del fatturato domotico all’interno del fatturato generale è
ancora intorno al 20%. Se trasferiamo questo concetto al mondo
dell’installatore antennista la considerazione da fare è che si rischia
di forzare il concetto sulla nuova tecnologia alla quale gli operatori
non sono del tutto pronti. Bisogna ammettere che la vecchia tecnologia è
difficile da far sparire così come la nuova è difficile da integrare.
C’è un altro fattore da non sottovalutare che costituisce un’inerzia nel
volano della professione: l’età media elevata degli installatori
antennisti, che stanno attraversando una fase di transizione; bisogna
mettere in preventivo che è necessario far passare una generazione prima
che si possa parlare d’integrazione di sistemi in modo approfondito. A
mio avviso, in questo momento dobbiamo ancora lavorare su sistemi con
tecnologia normale, cercando oltretutto di far passare il concetto di
impianto a maggior valore aggiunto».
Quasi in controtendenza, ma a sottolineare l’importanza di puntare
su progetti costruiti sui trend di mercato e sulle sue evoluzioni,
Gabriella Mauro di Linkem, fornitore di connettività WiMAX, espone con
soddisfazione l’esperienza della propria azienda: «La mia
testimonianza potrebbe risultare singolare, ma sicuramente pone
l’accento su quanto sia cambiato il mondo della comunicazione e del
lavoro. Molte aziende, da tempo, accusano problemi di liquidità e
denunciano la mancanza di capitali. Il nostro progetto, invece, ha
affascinato anche importanti investitori americani che lo hanno
condiviso ormai da tempo. Fortuna da una parte, dunque, associata però
ad un progetto importante e ambizioso, nato dalla giusta chiave di
lettura del mutamento di mercato. E’ sufficiente fare una riflessione
semplice: oggi, nonostante il consumatore faccia fatica ad arrivare a
fine mese, non si priva mai del collegamento internet perché è uno
strumento diventato oramai vitale nel mondo del lavoro e non solo, che
coinvolge tutti, dai più giovani agli anziani. E gli antennisti sono
entusiasti di lavorare con noi per installare i sistemi WiMAX».
Ritorno al Made in Italy
Un
aspetto che sta molto a cuore ai presenti della tavola rotonda, ripreso
a più riprese durante la conversazione. Partiamo con il parere di
Massimiliano Guglielminotti di Rover Instruments: «Come Rover noi
operiamo in diverse aree del mondo, lo sviluppo tecnologico è alla base
della politica della nostra azienda e l’investimento sui nuovi prodotti
per noi è fondamentale. Sta di fatto che negli ultimi anni i margini si
sono ridotti e questo è stato penalizzante per chi, come noi, produce la
strumentazione. Oltretutto, l’attacco subito dai prodotti di bassa
qualità, provenienti da paesi orientali, ha eroso in buona parte le
potenzialità delle aziende italiane, sottraendo loro una fascia di
mercato. Basti pensare, tra gli altri, ai decoder mascherati da
strumenti. Di fronte ad uno scenario del genere, noi abbiamo sviluppato
strumenti ancora più evoluti. In aggiunta, la nostra produzione avviene
totalmente in Italia, non possiamo orientarci su prodotti low cost. Gli
strumenti che hanno in mano gli installatori sono dei veri e propri
computer, dispositivi sofisticati, molto più evoluti rispetto agli
apparecchi che utilizzavano 15 anni fa».
Gli fa seguito il parere di Adriano Viscardi di Laem: «Dal canto
nostro è stata fatta una scelta bene precisa, quella di puntare su un
prodotto al 100% italiano, soprattutto in questo momento dove lo
scenario è critico. Non solo, nonostante i numerosi corsi elargiti a
elettricisti e installatori, notiamo che chi realizza l’impianto,
incontra difficoltà e necessita di un prodotto “elastico”, che meglio si
adatti alle molteplici difficoltà incontrate. Così abbiamo fatta nostra
questa esigenza. Inoltre produrre in Italia, ci permette un adattamento
in tempo reale dei prodotti alle varianti richieste dagli impianti.
Siamo andati incontro alle esigenze degli operatori e le aziende hanno
molto apprezzato».
Anche Loris Bronzo di CAVEL espone la sua testimonianza parlando del made in Italy della sua azienda: «Siamo
un’azienda italiana e produciamo in Italia, abbiamo fatto una scelta e
continuiamo a crederci. Le cose nel tempo sono cambiate; dieci anni fa,
ad esempio, contavamo tre o quattro concorrenti, ora invece i competitor
sono aumentati a dismisura, diretti ed indiretti. Chiunque oggi venda
prodotti di elettronica, infatti, nel proprio catalogo ha inserito dei
cavi, per giunta di importazione. Si sa, il costo della manodopera in
Italia è alto, pertanto abbiamo pensato di aumentare lo skill puntando
molto sul servizio e sulle nuove tecnologia, sulle quali stiamo
investendo tanto».
A conclusione della tavola rotonda, non poteva mancare il parere di Arnaldo Sirtori di Professional Group: «Bisognerà
adeguarsi ai nuovi prodotti; tutto ciò che riguarda l’informatica per
il nostro mercato diventerà parte determinante per la crescita di tutte
le aziende del nostro settore. Sono altresì convinto che nei prossimi
anni cambieranno gli attori e il numero di aziende potrebbe diminuire
rispetto ad oggi; il mercato si è contratto rispetto agli anni passati e
quindi bisogna ricondurre le nostre aziende, in maniera molto
realistica, ad una dimensione diversa. Spero che le aziende italiane,
per le difficoltà che stanno incontrando, possano resistere e superare i
momenti avversi. Ovviamente, non mi rimane che augurare un in bocca al
lupo».