Quale relazione si è creata oggi tra design, architettura e tecnologia? Che tipo di rapporto si instaura tra i System Integrator e gli Architetti durante le varie fasi che caratterizzano un processo installativo? Scopriamo cosa ne pensano i Custom Installer italiani associati CEDIA.

Sono diverse le figure professionali impegnate in un processo installativo e tutte concorrono, o almeno dovrebbero, alla realizzazione di un progetto che soddisfi appieno le esigenze del cliente. Quando si parla di case intelligenti o di integrazione di sistemi, tra le voci racchiuse in questa grande sfera ne scorgiamo un paio che inevitabilmente si ritrovano a viaggiare quasi sempre a braccetto: architettura e tecnologia. E le categorie professionali che le rappresentano, si sono ritrovate sempre più spesso a collaborare tra di loro per generare la migliore risposta alle richieste sottoposte loro dai propri committenti. Due figure professionali che tentano di trovare, a volte a fatica, la giusta sinergia per operare al meglio. Nel consueto viaggio che ogni numero di Sistemi Integrati intraprende con i Custom Installer italiani associati al CEDIA, in questo articolo si propone di ascoltare la voce di chi questo rapporto lo vive sul campo da anni.


MDSG

Maurizio Cont

«Gli architetti sono gli esteti, molte volte tendono a guardare l’installazione dal punto di vista della loro progettazione, ed è lì che spesso nascono le prime divergenze. Io ho degli ottimi rapporti con gli architetti e godo della loro fiducia, cosa difficile da acquisire con questa categoria di professionisti. Nonostante tutto, mi rendo conto che il rapporto con gli architetti non è facile da instaurare, perché ancora fanno fatica a rapportarsi con la nostra figura professionale. Per dare dei numeri che possano far capire quanto bisogna lavorare per sensibilizzarli, circa un paio d’anni fa ho fatto un’esperienza significativa con gli architetti di Monza e di Milano, prendendo parte ad una mostra itinerante durante la quale sono stati tenuti dei seminari gratuiti per gli architetti di queste due città. Un’operazione alla quale era prevista la presenza di 5mila architetti, ma che alla fine ha coinvolto solo 1.000 professionisti e, in conclusione, solo 100 hanno aderito alla possibilità di far parte di un circuito di confronto e collaborazione, lasciando i propri riferimenti e rendendosi disponibili per eventuali progetti da sviluppare. Purtroppo, l’Italia stenta ancora a prendere esempio dall’Inghilterra, dove esistono corsi che gli architetti devono necessariamente seguire per guadagnare crediti formativi utili a mantenere il proprio status. La stessa associazione CEDIA ha avuto molto più presa in paesi come Francia e Regno Unito, perché l’ordine di alcune figure professionali predilige il professionista certificato. In fondo, il mio lavoro di integratore verso l’architetto è sempre stato quello di fargli capire che sono in grado di far convivere, all’interno di un’unica struttura, una serie di apparati tra loro profondamente diversi per tecnologia ed utilizzo, ma che possono essere accomunati nella funzione di gestione da parte del cliente. Un concetto non facile da trasferire ad un professionista sempre più attento all’estetica che quella alle esigenze di integrazione tecnologica».

Maurizio Conti

Domotix

Maurizio Bellisi

Maurizio Bellisi

«L’incontro con questa figura professionale, molto spesso, nasce per caso da una collaborazione; è da lì che a volte parte il rapporto. A differenza di un tempo, quando eravamo solo noi a proporre attività di collaborazione e di consulenza, oggi questo processo sta diventando biunivoco. Ultimamente, infatti, sono aumentati gli architetti che ci hanno interpellato direttamente, per chiedere consigli o per risolvere qualche problematica. Come entrare in contatto con gli architetti? Bisogna operare con mailing, piuttosto che partecipare alle fiere, andare dove sono presenti queste figure professionali; anche se è difficile stabilire una regola. Secondo me è una questione di pubbliche relazioni, tutto sta nel riuscire a creare rapporti con le persone. Da non dimenticare la figura del committente, che a volte dà più importanza all’aspetto estetico che alla qualità o alla funzionalità del prodotto proposto. Si parla di architetti ,ma spesso abbiamo a che fare con interior designer che si occupano anche della parte estetica dell’applicazione tecnologica. Senza dimenticare che nel processo installativo sono molteplici le figure che possono interporsi per ottenere un determinato risultato e con le quali relazionarsi: c’è l’ingegnere per la parte strutturale, lo studio tecnico per la parte elettrica, il termotecnico per la parte clima, e via discorrendo. Per questo motivo sarebbe opportuno avere a che fare con figure professionali preparate e pronte ad interfacciarsi con altri professionisti. Soprattutto in questo momento dove il business sta serrando i denti e i segnali d’apertura non possono che aiutare l’operato di tutti».


Miele & Musica

Nello Coppola

Nello Coppola

«Con gli architetti ho un rapporto che definirei di ‘croce e delizia’. Sono figure professionali importanti con le quali si potrebbe creare un collaborazione sinergica considerevole, ma che spesso stenta a decollare, a parte in qualche sporadico caso. Perché? A mio non tutti hanno dato vita ad un processo di rinnovamento ritenuto oramai inevitabile. La figura dell’architetto non può essere considerata come quella intesa dall’accademia italiana, perché è un’idea dai più considerata oramai di vecchio stampo. Oggi, mi piacerebbe poter parlare con un architetto d’illuminazione, di illuminotecnica, di gestione della luce ma, soprattutto, di architettura della luce, piuttosto che di audio a scomparsa totale o di design tecnologico. Purtroppo capita solo raramente e mi rammarico quando organizziamo workshop presso i loro ordini: spesso, indipendentemente dalla posizione geografica, la percentuale di partecipazione è esigua, nell’ordine del 15%. Un rammarico che aumenta quando, ad esempio, mi interpellano per capire dove posizionare l’antenna prima di posizionare il videoproiettore. Di getto mi verrebbe da chiedere il perché non partecipano ai workshop. Come possiamo sensibilizzare questa categoria? Non ho una ricetta, ma penso si possa fare soltanto organizzando degli incontri ad hoc. Di sicuro l’evento con 100/200 architetti serve a poco, servono incontri mirati con 5/10 persone. Occorrono aggiornamenti specifici e, soprattutto, bisogna trovare il modo per far capire a queste persone che anche la loro figura sta cambiando e necessita di un rapido adeguamento per dare valore aggiunto alla propria professionalità».


Studio LGL

Laura Lazzerini

Laura Lazzerini

«Credo che solo con il passare del tempo e dopo diversi anni di esperienza lavorativa si riescano a creare delle vere sinergie e ad apprezzare appieno i vantaggi che possono nascere da una collaborazione con la figura professionale dell’architetto. È sicuramente una delle figure che ha contribuito di più alla mia crescita professionale e che, soprattutto, mi ha fatto acquisire un punto di vista non esclusivamente tecnico. Per quanto riguarda questo aspetto, CEDIA ha sempre avuto una particolare attenzione agli architetti e ha fornito degli strumenti validi ed efficaci per poter aprire un canale di comunicazione costruttivo con loro. Nella maggior parte dei casi è l’architetto che si rivolge al system integrator, ma perché questo accada deve avere già sperimentato installazioni domotiche. L’idea, un po’ troppo diffusa, è che la domotica e l’audio video in generale, siano un qualche cosa di complicato, che alla fine non funziona. La sensibilizzazione degli architetti dovrebbe portare invece ad acquisire una certa fiducia e dimestichezza con la domotica e a vedere il system integrator come la figura professionale che riesce a trovare la migliore soluzione per soddisfare le esigenze del cliente, tramite una progettazione e strumentazione di elevata qualità, a prezzi equi. Spesso, infatti, la domotica e l’audio video sono considerate come soluzioni ad appannaggio di pochi, quando invece è possibile fornire una vasta gamma di proposte modulabili che spaziano da quelle base a quelle di extra lusso».


Il Satellite

Cristian Stefanini

Cristian Stefanini

«Il rapporto con questa figura professionale a volte risulta complicato, soprattutto nella prima fase della collaborazione. Con alcuni architetti si riesce ad instaurare un buon rapporto di fiducia, ma solo dopo un primo periodo di conoscenza. A quel punto si possono stabilire anche partnership importanti, per cui lo scambio di consulenza diventa continuo. Gli architetti bisogna andarli a trovare, magari portando con sé referenze, cercando di coinvolgerli e far capire loro l’importanza della nostra professione. Soprattutto a coloro che vedono ancora il system integrator come una minaccia e non come una figura con la quale collaborare in stretta sinergia, per ottimizzare il proprio lavoro. È per questo motivo che ancora oggi, molto spesso, ad introdurci in un progetto è ancora lo stesso cliente, difficilmente mi è capitato di essere stato coinvolto in prima persona da un architetto. Fondamentalmente bisogna preparare questa categoria all’idea che ci sono figure come noi che possono essere di grande aiuto nella realizzazione di progetti completi. Probabilmente la strada più breve, ma anche la più difficile per stimolare i rapporti con questa figura professionale, è quella di riuscire ad organizzare un incontro, una giornata di lavoro, presso l’ordine di riferimento. È un modo per presentarsi e cercare di creare un canale di diretto coinvolgimento tra le professioni. È una strada che personalmente ho percorso, trovando senza dubbio dei benefici. Una seconda soluzione, un po’ più lunga e impegnativa, è quella di fissare degli appuntamenti con i singoli studi presenti nella zona di competenza, magari suggeriti da professionisti dell’ambiente, per presentarsi e cercare di avviare un rapporto di collaborazione».


VBS & Partners

Giuseppe Cimmino

Giuseppe Cimmino

«Il nostro rapporto con gli architetti è quello di consulenti; all’interno di un progetto siamo i referenti per la tecnologia, pertanto ci occupiamo di raccogliere le richieste del committente e dello stesso architetto per poi suggerire e proporre delle soluzioni. Facciamo anche da collettore per la raccolta delle informazioni di tutte le imprese coinvolte nell’opera. A volte è difficile riuscire ad avviare un rapporto con gli architetti. Innanzitutto non bisogna spaventarli, i sistemi che realizziamo devono risultare semplici sin dall’inizio, altrimenti vedono nella nostra figura solo problemi, e non la soluzione alle loro esigenze. La disponibilità e la professionalità devono essere totali; purtroppo ancora oggi, a distanza di anni, la figura del ‘system integrator’ non è ben compresa. Pertanto, bisogna informarli sulle possibilità che offrono i sistemi che realizziamo, in modo propositivo, ed essere reattivi alle loro richieste. Un’abitazione moderna necessita di tecnologia per poter garantire quei comfort che oggi sono necessari. E oggi, affinché un’abitazione possa essere progettata a regola d’arte in ogni suo aspetto, il coinvolgimento di tutte le figure professionali è necessario così come fondamentale è l’interazione globale tra i professionisti che prendono parte alla realizzazione di un progetto».


ClicHome

Luca Ricci

Luca Ricci

«La nostra prima missione è dare ad architetti ed interior designer strumenti e soluzioni sempre nuovi, sia da un punto di vista estetico che funzionale. L’architetto ha poi il compito non semplice di ‘mettere insieme’ il nostro lavoro con quello di decine di altre figure professionali per la realizzazione di quanto richiesto dal cliente. Pertanto, credo che il rapporto con il mondo dei progettisti sia per noi biunivoco; noi forniamo spunti, soluzioni, innovazione tecnologica, loro danno qualità al nostro lavoro e ci stimolano a fare sempre meglio. Non bisogna mai dimenticare che i nostri impianti sono inseriti in un contesto più ampio e che il valore della nostra opera di system integrator dipende dall’ambiente in cui è inserita. Il tutto sta nel riuscire ad instaurare dei rapporti con questa figura professionale. Non credo ci sia una regola precisa né una formula per farlo. Noi cerchiamo, quando interpellati dal cliente o dallo stesso architetto, soprattutto di ascoltare le esigenze, fornire soluzioni e risolvere problemi. In fondo si tratta di due tipologie di professionisti che si parlano, per cui il rapporto deve essere soprattutto professionale e di fiducia reciproca. È importante proporsi sempre in maniera positiva, d’altronde il nostro è un mestiere affascinante, basta in primo luogo dimostrare che la domotica non è semplicemente una nuova ‘grana’ da gestire, ma un meraviglioso strumento con il quale l’architetto può creare qualcosa di nuovo e di unico. La domotica deve essere percepita per quello che è, un nuovo strumento nelle mani dell’architetto. Tutto questo si traduce in una sola parola: supporto. Il system integrator deve ‘esserci’ nella realizzazione del progetto, nell’esecuzione dei lavori, nelle rifiniture, ma soprattutto nella risoluzione delle problematiche che si presentano inevitabilmente in corso d’opera. È un lavoro di squadra, e il system integrator non deve mai avere un atteggiamento di chiusura».


CEDIA AWARDS 2012

I vincitori dell’edizione 2012 di CEDIA Awards

Si è tenuta nella reggia di Hampton Court Palace di Londra, lo scorso 20 aprile, la consueta manifestazione di consegna del prestigioso premio Cedia Awards, alla presenza di oltre 250 professionisti del settore. A generare entusiasmo tra l’entourage dell’organizzazione, le aziende provenienti da tutti i paesi di competenza del CEDIA Region 1, con oltre 100 progetti presentati suddivisi nelle seguenti categorie di competenza. Soddisfatto Gary Lewis, presidente del CEDIA: «I premi CEDIA sono una vetrina fantastica per competenza tecnica, creatività progettuale e integrazione professionale».