Nel capoluogo toscano è stata organizzata una mostra per celebrare i cinquant’anni di Unicoop Firenze. Un percorso immersivo, fatto di videoproiezioni anche in modalità mapping, ha regalato ai visitatori un’esperienza coinvolgente. Grazie al lavoro del system integrator ETT, coadiuvato da Eletech. Tecnologia Panasonic.


La storia di Unicoop Firenze affonda le sue radici nella Toscana di inizio Novecento, anche se la creazione della cooperativa come la si conosce oggi risale al 1973.
Ed è proprio per celebrare il cinquantenario della fondazione che nel mese di ottobre 2023 Unicoop Firenze ha scelto di proporre – insieme a diversi altri eventi – una mostra allestita alla prestigiosa Stazione Leopolda, nel capoluogo toscano. Un’esperienza immersiva di grande bellezza grazie alla scelta di realizzare una videoproiezione di alta qualità con proiettori Panasonic.
Ne parliamo con Giulio Caravella, responsabile della comunicazione istituzionale di Unicoop, con Matteo Ventrella e Valentina Serando, rispettivamente CTO e architetta di ETT, l’azienda che ha curato il progetto e prodotto i contenuti e con Piero Strada e Giuseppe Fino, responsabile tecnico e fondatore di Eletech, che ha contribuito all’installazione e alla calibrazione della videoproiezione.


L’idea era che, appena entrato, il visitatore si ritrovasse circondato dalla bellezza toscana, anche per sottolineare la presenza quotidiana di Unicoop nelle città in cui opera – G. Caravella


In primo piano il tunnel centrale della mostra Unicoop 50 Firenze, che rappresentare il trascorrere della linea del tempo.

La sfida: raccontare la storia e il territorio di Unicoop Firenze

Con Giulio Caravella, che per Unicoop Firenze cura la comunicazione istituzionale, iniziamo a inquadrare meglio le caratteristiche di questa cooperativa. «Quella di Unicoop Firenze è in realtà una storia molto lunga, che parte da tante piccole cooperative sparse per il territorio toscano già ai primi del Novecento. Queste piccole realtà si erano messe insieme per rispondere ai bisogni primari della popolazione, come l’accesso al cibo e alla cultura. Insomma, Unicoop nasce da una storia di cooperazione territoriale. Dal dopoguerra si è operata una fusione che ha portato, nel 1973, a creare quella che oggi è Unicoop Firenze, con oltre un milione di soci, presente in sette province toscane. Per aggiungere ancora qualche numero: abbiamo 8000 dipendenti per 110 punti vendita».
Il traguardo dei primi cinquant’anni era chiaramente l’occasione perfetta per organizzare festeggiamenti che lasciassero il segno. Vediamo nel dettaglio, sempre con Caravella, come si è scelto di celebrare questa importante ricorrenza. «L’obiettivo che ci siamo dati era raccontare l’evoluzione della cooperativa dal 1973 in poi e rappresentare ciò che Unicoop è diventata sul territorio toscano nell’arco di questi cinquant’anni, dando però una lettura contestualizzata con i cambiamenti sociali, economici e culturali che sono avvenuti nella regione, in Italia e nel mondo. Abbiamo quindi ideato un percorso immersivo, una sorta di viaggio nel tempo che assume la forma di un grande albero circondato dalle bellezze del panorama toscano: da una parte gli scorci più belli del paesaggio – campagna, boschi, mare – e dall’altra quelli delle sette città capoluogo di provincia in cui ci troviamo.



L’idea era che, appena entrato, il visitatore si ritrovasse circondato dalla bellezza toscana, anche per sottolineare la presenza quotidiana di Unicoop nelle città in cui opera». Il tutto nell’immenso spazio della Stazione Leopolda, che di per sé è sinonimo di grande evento, come spiega ancora Giulio Caravella: «Abbiamo scelto questa location innanzitutto perché ci forniva lo spazio necessario per questa mostra, concepita non come qualcosa di statico ma composta da tanti eventi: oltre allo spazio per gli incontri con il pubblico, una zona per il ristoro con la vendita di prodotti a marchio Coop, un’area dedicata al progetto Bibliocoop, che Unicoop Firenze sostiene da anni per favorire l’accesso alla lettura e ai libri nei propri punti vendita. Ci sono poi altri due spazi: quello di Il cuore si scioglie – fondazione che porta avanti tutta l’attività solidaristica, nata da un progetto di solidarietà di Unicoop Firenze – e lo Spazio Informatore, una zona che contiene interviste su come è cambiata negli anni la società». La videoproiezione – usata in parte in modalità mapping – nella navata centrale della Leopolda è stata un importante complemento, anche scenografico, alla manifestazione.


Le nostre priorità erano garantire che le persone potessero camminare liberamente nello spazio senza proiettare ombra e che non ci fosse interferenza tra il corpo del tunnel e i proiettori – V. Serando

Il posizionamento dei 9 proiettori Panasonic PT-REQ12 e i coni di proiezione sulle due pareti laterali, visto in prospettiva.

La soluzione: videoproiezione immersiva anche in modalità mapping

Matteo Ventrella di ETT, system integrator per questo progetto, ci descrive le caratteristiche dello spazio nel quale era necessario intervenire e gli aspetti di criticità.
«Parliamo della navata di una stazione, quindi di un grande spazio unico, tagliato a metà da un grosso divisorio. Al centro c’era un tunnel nel quale si sarebbe sviluppata la mostra vera e propria, mentre noi ci siamo occupati delle due pareti laterali. A sinistra era stata prevista una proiezione continua, e per questo abbiamo installato un telo di 45 metri lineari per 5 metri di altezza. Sul lato destro avevamo invece sei arcate aperte, dunque sei spazi differenti da riempire con la videoproiezione in modalità mapping. Avevamo quindi una doppia visuale: quella lineare, più naturalistica e quella delle nicchie, più legata all’architettura, per quanto le immagini a un certo punto si invertissero, dando idea di movimento. Innanzitutto è stato fondamentale capire il livello di luminosità necessario, in modo da scegliere le ottiche più adatte per avere il giusto pixel pitch, cioè ottenere sia la risoluzione sia la luminosità corretta per uno spazio così grande. Ci siamo poi occupati del progetto, con il corretto posizionamento dei videoproiettori, e della produzione dei contenuti. Trattandosi di un evento a termine, ci siamo appoggiati a Eletech, che ha lavorato come service, fornendo le macchine e occupandosi della posa in opera e del blending. Noi abbiamo fornito il player per la visualizzazione sincrona dei contenuti».


Il posizionamento dei 9 proiettori Panasonic PT-REQ12 e i coni di proiezione sulle due pareti laterali, visto in pianta.

Videoproiezione immersiva di alta qualità

Ma cosa ha portato a optare per i videoproiettori Panasonic rispetto ad altri brand presenti sul mercato? «Fin da subito ci siamo interfacciati direttamente con Panasonic per capire quali fossero le macchine più adatte per questo progetto. Dobbiamo dire che la nuova piattaforma REQ di questo marchio possiede una qualità davvero notevole, consentendo la gestione di contenuti con risoluzione da 10mila pixel di base, il che era molto importante in questa installazione, dato che i contenuti proiettati dovevano avere una buona resa sia visti da lontano sia da molto vicino. Abbiamo scelto il modello PT-REQ12, che dà la possibilità di fare upscaling al 4K con tecnologia Quad Pixel Drive: un vantaggio enorme, visto che di solito il problema è che, più grande è la proiezione, maggiore è il rischio di vedere il gradino tra un pixel e l’altro quando ci si avvicina. Qui il problema scompariva del tutto: anche avvicinandosi tantissimo alla proiezione, si vedeva un’immagine che sembrava quasi una stampa. Insomma, grazie a questi proiettori Panasonic abbiamo ottenuto un notevole miglioramento di tutta la resa grafica».


La proiezione in mapping realizzata in sei nicchie.

Entriamo un po’ più nello specifico di come è stata organizzata la proiezione, passando la parola all’architetta Valentina Serando. «La proiezione era composta da sei proiettori in blending, a cui se ne aggiungevano altri tre per le nicchie. Abbiamo voluto mantenere sempre lo stesso modello, per fare in modo che la luminosità e la resa colorimetrica fossero invariate, dato che si potevano vedere entrambi i lati contemporaneamente. Abbiamo fatto in modo che anche le risoluzioni, le altezze e le profondità fossero identiche sia sulla parete lineare sia nelle nicchie, così da ottenere un’omogeneità complessiva». Dal suo punto di vista di architetta, Valentina Serando è in grado di sottolineare altri elementi di complessità che sono stati affrontati durante l’installazione.
«Il nostro lavoro doveva integrarsi con il progetto complessivo, molto ampio, che occupava tutte e tre le navate della Stazione Leopolda. Il problema era anche che diverse aziende lavoravano insieme, quindi era necessario coordinarsi. La navata centrale era quella con il progetto più scenografico, con una sorta di albero, il cui tronco era formato da un tunnel poco profondo ma alto fino a 3,80 metri. Questo tunnel occupava proprio il centro della navata, tagliando lo spazio e i due lati su cui noi dovevamo proiettare. Questo ha rappresentato una criticità, avendo a disposizione pochi giorni di cantiere. Le nostre priorità erano: garantire che le persone potessero camminare liberamente nello spazio senza proiettare ombre e evitare interferenze tra il corpo del tunnel e i proiettori. Per questo, le macchine sono state installate a 5,16 metri di altezza, in modo da proiettare con un’inclinazione leggerissima. Sul lato destro, ogni proiettore copriva due nicchie, con una base di circa 8,70 metri per 5,5 metri di altezza. Abbiamo scelto ottiche con rapporto di tiro 0,55÷ 0,69: 1. Non conoscevamo nel dettaglio la quantità totale di luce che ci sarebbe stata, perché alcuni elementi del tunnel avevano luci scenografiche. La luce proveniente dall’esterno è invece stata oscurata in modo quasi totale».


La mostra ospitava anche la fondazione ‘Il cuore si scioglie’ che porta avanti tutta l’attività solidaristica, nata da un progetto di Unicoop Firenze.

Non c’è videoproiezione senza contenuti

ETT si è occupata direttamente anche di realizzare i contenuti da proporre in videoproiezione, sulla base delle indicazioni ricevute da Unicoop Firenze. Matteo Ventrella ci parla di questo aspetto della lavorazione. «L’idea era realizzare contenuti che potessero essere sia di sottofondo sia specifici. Nei fatti, è stato selezionato un mix tra immagini di repertorio e riprese dirette fatte ex novo con camere 6K e droni modificati per la ripresa in alta quota. Date le risoluzioni importanti dei proiettori, siamo dovuti ricorrere a risoluzioni molto alte anche per i droni.
La richiesta era di avere contenuti che vertessero sull’architettura per la parete di destra, caratterizzata dalle nicchie, e a tema più naturalistico sulla parete continua. A partire da queste indicazioni abbiamo realizzato uno storyboard con idee sul materiale di repertorio utilizzabile e su come realizzare le nuove riprese, anche perché una multiproiezione ha esigenze diverse rispetto a un filmato in 16:9, che cattura sicuramente tutto lo sguardo dello spettatore. Con la multiproiezione si deve ipotizzare che una persona riesca ad abbracciare solo una parte dell’immagine, anziché cogliere tutto in un unico colpo d’occhio, perciò è importante che visivamente il racconto possa essere settorializzato. Dopo aver raccolto il materiale, ci siamo occupati di impostare tutta l’idea di montaggio: la sincronia tra le due arcate, le maschere per le nicchie da realizzare in loco, gli interventi di color correction in post-produzione.
La tecnologia c’era ma non si vedeva perché serviva per far risaltare al meglio il contenuto, che proprio per questo motivo doveva essere realizzato pensando già alla modalità con cui sarebbe stato visualizzato».


Particolare dei proiettori posizionati sulle americane.


Il pubblico si è sentito immerso nella bellezza

Giulio Caravella di Unicoop Firenze ci racconta a sua volta alcuni aspetti legati alla produzione e proiezione dei contenuti della mostra: «Abbiamo svolto un lavoro integrato con ETT, con cui avevamo già collaborato in passato per un progetto di realtà virtuale su Dante. Siamo rimasti molto soddisfatti sia della proiezione e dell’effetto che ha avuto sui visitatori, sia della precisione nell’allestimento di tutto lo spazio. La qualità delle immagini proiettate aiutava a far sentire coinvolto il pubblico, a farlo sentire immerso nella bellezza. Si trattava di un’operazione delicata, perché volevamo offrire qualcosa che si integrasse con la mostra ma che non creasse distrazioni. In questo senso, le immagini sono state costruite affinché fossero immersive senza però sovrapporsi agli altri contenuti.
Il tappeto musicale che ha accompagnato l’esperienza doveva essere percepito dal visitatore come in simbiosi con il trascorrere della linea del tempo realizzata nel tunnel centrale. Si trattava, insomma, di mettere insieme in modo armonico tanti pezzi di un unico grande puzzle, e grazie alla collaborazione con ETT ed Eletech, il nostro obiettivo è stato raggiunto».


l’ingresso della Mostra alla stazione Leopolda di Firenze che si è tenuta dal 28 settembre al 12 ottobre.

Eletech, un supporto imprescindibile
Piero Strada, nella foto, è il responsabile tecnico di Eletech, azienda di Seveso in provincia di Monza e della Brianza, con una consistente esperienza di progettazione e installazione anche in ambito televisivo – un esempio recente è il nuovo studio di Sky Tg24 – e retail. È stato proprio Piero Strada a supportare ETT nell’impostazione del progetto per la mostra dedicata ai cinquant’anni di Unicoop Firenze. Sempre Eletech, poi, si è occupata dell’installazione. Ecco il suo parere: «Siamo molto soddisfatti della qualità di questi videoproiettori, che fanno parte della serie PT-REQ12. La loro luminosità di 12mila lumen è più che sufficienti per contrastare la luce ambiente, che nel caso della mostra di Unicoop Firenze era piuttosto intensa. Questi prodotti tengono decisamente bene la colorimetria, la geometria è facile da impostare e grazie alle nuove ottiche il fuoco è garantito ovunque, anche negli angoli. Panasonic ha fatto un importante passo in avanti anche per le modifiche apportate alle ottiche». Dello stesso parere è Giuseppe Fino, Amministratore Unico di Eletech: «Con la nuova serie PT-REQ, Panasonic ha davvero svoltato, facendo un passo in avanti molto significativo per qualità delle immagini, silenziosità, precisione di messa a fuoco e tecnologia delle ottiche; la nuova piattaforma di Panasonic basata sul DLP monochip è migliorata in modo significativo, diventando il riferimento di mercato. La costanza di prestazioni nel tempo, altra prerogativa della tecnologia DLP, è un ulteriore punto di forza».


Persone intervistate

Giulio Caravella
Responsabile comunicazione istituzionale di
Unicoop Firenze

Matteo Ventrella
CTO, ETT SpA

Valentina Serando
Architetta, ETT SpA

Piero Strada
Responsabile tecnico di Eletech


Link utili

coopfirenze.it | ettsolutions.com | eletechseveso.it | business.panasonic.it