Il CEI ha classificato gli impianto satellitari, con l’obiettivo di fornire un criterio oggettivo per descrivere le prestazioni. Uno strumento utile a costruttori e progettisti per valorizzare la tecnologia di un immobile.

Gli installatori e gli utenti evoluti lo sanno bene: gli impianti di ricezione via satellite non sono tutti uguali, anzi. Però, le persone comuni non sono così informate e, quindi, non comprendono le differenze che rendono diversi gli impianti sat. 
Per mettere ordine e garantire un riferimento oggettivo il CEI, con la Variante 2 della Guida 100-7, indica un criterio riportato nella grafica qui a lato che classifica l’impianto sat in base alla tecnologia e alle possibili configurazioni di utilizzo consentite dall’impianto stesso. Inoltre, questa classificazione, che considera le soluzioni tecnologiche oggi disponibili, indica la capacità dell’impianto a future evoluzioni, per soddisfare un trend tecnologico che vede crescere il numero dei tuner presenti in un ricevitore sat: la prossima generazione potrebbe contenerne fino a 8 e oltre.



Ricordiamo che la Norma CEI EN 50607 (dCSS, versione digitale dell’SCR) prevede soluzioni monocavo per la gestione di più posizioni orbitali oltre alla possibilità di collegare più decoder.


Le prestazioni

Nella tabella qui sotto sono riportate le classi dell’impianto sat, dalla A Plus alla G, in funzione del numero di prese e della tipologia dell’impianto, con un’appendice dedicata alle prese dati per accedere ai servizi interattivi. 
Nello specifico: SAT-N indica una presa cablata in un impianto con tecnologia dCSS, SAT-2 indica le prese dedicate ad un decoder con doppio tuner (fisico o virtuale) in tecnologia dCSS, SCR, oppure collegate a 2 cavi coassiali (tecnologia multiswitch o 1ª IF e SAT-1 indica la presa singola alla quale si può collegare un decoder dotato di un tuner. Quando l’impianto è dotato anche di prese LAN (Dati e servizi interattivi), in funzione del numero, si ottengono 3 classi, come viene specificato dalla tabella presente qui a lato.