L’articolo che segue è una versione di sintesi del più approfondito contenuto pubblicato nel numero di agosto 2013 di Elettronica e telecomunicazioni, edito dal Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica della Rai di Torino.

La coesistenza in bande di frequenza contigue di servizi broadcast e cellulari, all’interno della banda UHF tradizionalmente utilizzata per la distribuzione TV può, in alcuni casi, determinare problemi alla ricezione dei segnali televisivi. Le zone più critiche sono le fasce periferiche all’interno dell’area di copertura dei trasmettitori DTT, se una Base Station LTE operante nella banda a 800 MHz è installata a breve distanza. Infatti, gli esistenti amplificatori di testa degli impianti riceventi TV o gli stessi apparecchi televisivi sono stati progettati per funzionare sull’intera banda UHF, ricevendo così il segnale LTE emesso dalle BS o dai terminali d’utente, con potenza che, in alcune situazioni, può essere superiore a quella dei segnali DTT.


Le problematiche principali

Figura 1. Posizione dei siti trasmittenti DVB-T e delle Base Station LTE secondo lo scenario simulato nell’area di San Benedetto del Tronto.

I fenomeni principali che si possono verificare sono: – interferenza da canale adiacente, con effetti soprattutto sul canale 60; – saturazione dell’amplificatore di testa, con conseguenti disturbi su tutti i canali della banda UHF. Il secondo fenomeno è il più critico, e si manifesta nel caso di ricezione mediante impianti centralizzati d’antenna o, comunque, in generale di tutti gli impianti riceventi che includono amplificatori a larga banda. Questi impianti, molto diffusi soprattutto in Italia, sono generalmente utilizzati per servire gruppi di utenti, ad esempio residenti in un condominio, attraverso una opportuna rete di distribuzione del segnale. Gli amplificatori delle centraline hanno lo scopo di amplificare il segnale TV ricevuto tramite l’antenna ad un livello sufficiente per potere essere distribuito e correttamente ricevuto da ogni singolo apparecchio televisivo collegato, compensando l’attenuazione introdotta dalla rete di distribuzione. Poiché i segnali LTE a 800 MHz rientrano nella banda di progetto degli amplificatori esistenti, essi sono ricevuti e amplificati dalla centralina insieme ai segnali TV: un elevato livello di questi segnali LTE può quindi fare superare il livello d’uscita nominale dell’amplificatore, causando fenomeni di intermodulazione o saturazione. Gli effetti di questi disturbi possono presentarsi su tutti i canali televisivi, in funzione del loro livello, della distanza dalla Base Station e dell’entità del traffico dati generato dagli utenti connessi alla cella LTE in quel momento. Nel presente articolo vengono riportati i risultati di simulazioni relative a uno scenario reale (San Benedetto del Tronto), tese a valutare l’interferenza dovuta all’intermodulazione generata nel centralino e l’efficacia dell’uso di “filtri LTE” come tecnica di mitigazione.


Lo scenario interferenziale

L’area geografica scelta per le simulazioni è la città di San Benedetto del Tronto, ritenuta uno scenario ideale per una sperimentazione sulla coesistenza dei servizi TV e LTE nella banda UHF. Infatti, parte dei segnali DTT sono ricevuti con livello piuttosto basso (l’impianto trasmittente è situato a circa 90 km), mentre gli altri segnali sono ricevuti dalla direzione opposta, rendendo necessario dotare gli impianti di due antenne UHF opportunamente miscelate. La stessa area è stata scelta dal Ministero dello Sviluppo Economico per una sperimentazione preliminare, della durata di un numero limitato di ore, effettuata nel periodo giugno/luglio 2012 in collaborazione con un operatore di telefonia mobile.


Trasmettitori DVB –T

Come accennato, il servizio televisivo DVB-T è garantito da due siti trasmittenti: il primo è Punta Bore Tesino, situato su un rilievo a Nord-Ovest contiguo all’abitato; il secondo è nel comprensorio della Maiella, a circa 90 km di distanza dalla città, in direzione Sud-Sud/Est (in blu in Figura 1). Quindi, salvo casi particolari, si può assumere che gli impianti d’utente siano abbastanza omogenei, e costituiti da due antenne distinte, ciascuna orientata nella direzione e sulla polarizzazione opportuna, un combinatore e un amplificatore a larga banda. Nella zona Nord della città questo schema potrebbe avere delle eccezioni, in quanto i segnali provenienti da uno dei due siti vengono ad essere molto più elevati degli altri: qui l’antennista, ad esempio, potrebbe avere deciso di amplificare solo questi ultimi e sommare i primi. Nella fase preparatoria di queste simulazioni sono stati raccolti i dati disponibili (coordinate geografiche, canali, ERP, polarizzazione) relativi a tali trasmettitori. Per reperire i dati mancanti (ERP di alcune emittenti minori) e verificare i dati disponibili, è stata effettuata una campagna preliminare di misure sul campo da parte di RaiWay, che ha permesso di raccogliere i valori effettivi di campo elettromagnetico ricevuto (e contestualmente azimut e polarizzazione), acquisendo inoltre elementi diretti sulla tipologia di antenne d’utente. I dati sono stati reperiti nel mese di settembre 2012. La Tabella 1 riporta l’elenco dei canali ricevibili, con le indicazioni relative a sito trasmittente e polarizzazione. Come si può osservare, i canali DVB-T ricevibili nella zona di San Benedetto del Tronto sono in totale trenta.


Base Station LTE

Sono stati considerati tre siti LTE, denominati “BS-LTE Nord”, “BS-LTE Centro” e “BS-LTE Sud” (in rosa in Figura 1). La Tabella 2 riporta i parametri salienti degli impianti LTE in accordo con il documento 6A/166 dell’ITU. Ai fini della valutazione dell’interferenza verso il servizio televisivo si deve tenere conto di un’attenuazione di 3 dB tra la polarizzazione del segnale LTE (±45°) e quella dei segnali televisivi (H o V). Nelle simulazioni sono stati considerati segnali LTE nella condizione di 100% di traffico trasportato. Va osservato che, nelle condizioni reali di esercizio, la potenza emessa dalle BS LTE non è costante, ma variabile nel tempo in funzione del traffico istantaneo generato dagli utenti nella cella; tuttavia, riteniamo che il metodo adottato sia l’unico che permetta di valutare in modo corretto l’entità dell’interferenza, poiché un disturbo intermittente o saltuario pregiudica comunque la Qualità del Servizio (QoS) definita in sede di pianificazione della rete DTT, ed è quindi non accettabile. La condizione di ricezione QEF è rispettata se si verifica al più un errore visibile sullo schermo per ogni ora di trasmissione. È stato considerato sia il caso di un solo operatore LTE attivo che il caso di tre operatori contemporaneamente attivi. In quest’ultimo caso, si è ipotizzata la condivisione dei siti LTE da parte dei tre operatori telefonici (caso più critico): nella realtà il “co-siting”, che ha il vantaggio di ridurre i costi dell’infrastruttura, sarà possibile soltanto ove non vengano superati i limiti di legge sulle emissioni elettromagnetiche.


Criteri di valutazione delle prestazioni

La protezione del servizio di radiodiffusione da altri servizi, aventi spettro allocato e non, operanti nelle bande di frequenza assegnate in via primaria alla radiodiffusione è oggetto di studio a livello internazionale da parte dell’ITU da alcuni anni. I risultati sinora disponibili hanno prodotto una nuova Raccomandazione, la ITU-R BT.1895, che definisce l’entità dell’interferenza che si può ritenere accettabile agli effetti del servizio e la sua eventuale quantificazione una volta accertato che questa non sia trascurabile. Il criterio base dice che l’interferenza totale prodotta da tutte le nuove sorgenti non deve superare una determinata percentuale della potenza di rumore complessiva del sistema. Tale criterio, detto dell’ I/N, richiede che l’interferenza, nella globalità delle nuove sorgenti, non ecceda il 10% della potenza di rumore complessiva al ricevitore. Questo criterio corrisponde ad un degradamento del C/(N+I) di 0,5 dB rispetto al valore originario. I risultati delle simulazioni sono stati quindi interpretati sulla base di questa Raccomandazione e raffigurati su una mappa secondo una scala di colori (Tabella 3): – i punti di colore verde, che rispettano tale raccomandazione, sono considerati non critici: in questi punti si presume che l’intervento sull’impianto non sia necessario; – i punti di colore giallo presentano un certo degradamento su alcuni canali: in questi punti, in funzione del margine di ricezione originario, una verifica da parte dell’installatore è auspicabile; – i punti di colore rosso sono quelli più critici, poiché su oltre il 10% dei canali il degradamento del segnale è tale da non garantirne statisticamente la ricezione: in questi punti l’adozione di opportune tecniche di mitigazione sull’impianto è necessaria. Le statistiche, per ogni punto geografico, sono sempre riferite ai soli canali DVB-T considerati ricevibili con margine adeguato in assenza di LTE (per effetto del diverso livello dei segnali ricevuti dai due trasmettitori DVB-T, sui 30 canali complessivi, il numero di canali considerati ricevibili varia lungo l’area di simulazione, da 15 canali nei punti più a nord a 28 canali nei punti più a sud). Nei casi in cui non è soddisfatto il criterio definito in precedenza, si attivano criteri aggiuntivi della quantificazione dell’impatto dell’interferenza. Tra le metodologie possibili vi sono quelle che valutano il degrado del C/N oppure che considerano il degrado della RLP, che rappresenta la percentuale di punti geografici entro un’area di 100 m x 100 m dove il segnale desiderato è sufficientemente elevato rispetto al rumore e all’interferenza per una data percentuale di tempo e tenendo conto delle variazioni statistiche spaziali e temporali dei campi (le reti DVB-T sono tipicamente pianificate per una RLP del 95%): nel caso specifico, si valuta l’interferenza tenendo conto del contributo di intermodulazione che si somma al rumore termico all’interno dei canali ricevuti in ogni punto di valutazione sia prima (“before”) che dopo (“after”) l’attivazione dei segnali disturbanti oggetto di indagine. Nel calcolo della RLP bisogna tener conto, per ciascun canale DVB-T, di diversi fattori quali il tipo di modulazione, il code rate, il C/N e l’effetto degli echi attivi di elevata potenza, che nel loro insieme definiscono l’EPT.


Risultati delle simulazioni

Figura 2. Risultati delle simulazioni nel caso di tre blocchi LTE attivi (A, B e C).

In ogni scenario simulato, sono state valutate le prestazioni degli impianti in un certo numero di punti geografici disposti su una griglia. Il numero totale di punti simulati è di circa 700. È stata dapprima considerata una griglia a maglie più larghe, con distanza tra i punti di circa 250 m e copertura sull’intero territorio di San Benedetto del Tronto e zone limitrofe; successivamente è stata approfondita l’analisi della zona centrale della mappa, attorno alla Base Station “LTE Centro”, con griglie più fitte (distanza tra i punti di circa 80 m e 10 m rispettivamente). Gli scenari considerati sono i seguenti: – Celle LTE attive soltanto sul Blocco B (una sola cella o tre celle); – Celle LTE attive su un altro Blocco (A o C); – Utilizzo dell’intero spettro LTE downlink: celle LTE attive sui tre blocchi (A, B e C) contemporaneamente (siti condivisi tra i tre operatori LTE). Tutti gli scenari sono stati considerati nel caso sia di assenza che di presenza di un filtro LTE, in accordo con le specifiche definite dalle Guida CEI 100-7, installato sull’impianto. Nel modello simulativo utilizzato, la curva livello-frequenza del filtro è stata rappresentata per punti, indicando l’attenuazione introdotta su ciascuno dei segnali ricevuti. Tali attenuazioni sono conformi alla maschera CEI. Dal confronto dei risultati ottenuti nei vari casi è emerso che: – nel caso di un solo blocco LTE attivo, le simulazioni con segnale LTE sul Blocco A evidenziano un aumento dell’interferenza rispetto al segnale sul Blocco B o sul Blocco C. Il motivo è dovuto al fatto che i prodotti d’intermodulazione del 3° ordine tra 3 delle portanti appartenenti ai segnali LTE, che nelle vicinanze delle Base Station hanno potenza maggiore rispetto ai segnali DVB-T, cadono ad una distanza in frequenza entro 10 MHz rispetto agli estremi della banda del segnale LTE: mentre nel caso del Blocco B questi prodotti cadrebbero nella stessa banda LTE, senza interferire sui canali TV (interferiti soltanto dai prodotti d’intermodulazione “misti” tra portanti DVB-T e portanti LTE), nel caso del Blocco A cadono anche sui canali 60 e (parzialmente) 59, contribuendo in modo determinante al degradamento del C/(N+I); – la combinazione dei tre blocchi LTE (A, B e C) è naturalmente il caso più critico. Gli effetti dell’interferenza si possono rilevare fino ad oltre 1 km di distanza dalla BS; – l’inserimento di un buon filtro LTE all’ingresso dell’amplificatore dell’impianto d’antenna permette di ridurre notevolmente l’interferenza, anche se, in presenza dei tre blocchi LTE, esiste un’area residua nell’intorno della BS, entro circa 60-80 m di distanza nella direzione di puntamento delle antenne riceventi, in cui i criteri sopra descritti non sono soddisfatti. In Figura 2 sono riportati i risultati relativi al caso di tre blocchi LTE attivi. Nell’immagine principale, relativa alla situazione in assenza di filtri LTE sull’impianto ricevente, la distanza tra i punti è di circa 250 m. Nei riquadri è mostrato un dettaglio dell’area circostante la cella “BS-LTE Centro” (distanza tra i punti di circa 10 m), in assenza (in alto) e in presenza (in basso) del filtro LTE. In alcuni punti significativi è stato effettuato il calcolo dettagliato del degradamento del C/(N+I) e della RLP canale per canale. Un esempio è riportato in Appendice A, da cui risulta che, nelle vicinanze della BS, in presenza dei tre blocchi LTE la riduzione della RLP è significativa su tutti i canali DVB-T.


Verifiche in campo

Un confronto dei risultati delle simulazioni con misure in campo rappresentative, effettuate nelle stesse condizioni (tre operatori attivi e celle a pieno carico), non è ad oggi agevole. Infatti, in questa fase, le reti LTE a 800 MHz sono ancora in corso di progressiva installazione e attivazione, con stato di avanzamento diverso per i vari operatori; inoltre, in assenza di traffico significativo generato dagli utenti, la potenza emessa dalle Base Station è al momento notevolmente inferiore al valore massimo. Per queste ragioni, non è quindi ancora possibile riscontrare problematiche della stessa entità in un ambiente reale. Tuttavia, un test bed completo, realizzato con una configurazione dei segnali coerente con le simulazioni sopra descritte, è stato allestito in Inghilterra (nella città di Tamworth), sotto la supervisione di Ofcom, fornendo risultati in buon accordo con quanto ricavato per via simulativa.


Interventi per mitigare le interferenze

Come si evince dalle simulazioni, in presenza di interferenza dovuta ai segnali LTE, al fine di ridurre i disturbi agli apparati televisivi si possono attuare alcuni provvedimenti, di seguito elencati, eventualmente applicabili anche in combinazione tra loro: – verifica della necessità di introdurre opportuni filtri fra l’antenna e l’entrata del primo amplificatore a larga banda del terminale di testa per ridurre il livello dei segnali LTE BS ricevuti dall’antenna televisiva; – riduzione del guadagno dell’amplificatore, al fine di diminuire il livello dei prodotti d’intermodulazione, ricordando che, per ogni dB di riduzione del guadagno, si riduce di 3 dB il livello dei prodotti di intermodulazione (il C/I varia di 2 dB/dB); – sostituzione del centralino a larga banda con un centralino canalizzato, basato cioè su filtri di canale, soprattutto per i canali prossimi al servizio LTE; – spostamento o diverso orientamento dell’antenna ricevente in modo da minimizzare il segnale ricevuto dal servizio LTE, sfruttando, quando è possibile, l’attenuazione introdotta dal diagramma di direttività dell’antenna televisiva stessa.


Conclusioni

Figura A.1. Dettaglio dei risultati nel punto P1 nel caso di tre blocchi LTE (A, B e C).

La coesistenza di servizi broadcast e cellulari all’interno della banda UHF, tradizionalmente utilizzata per la distribuzione TV, potrà determinare problemi alla ricezione dei segnali televisivi in particolar modo in prossimità delle stazioni LTE. Simulazioni estensive, effettuate in uno scenario reale e basate sui corretti criteri di valutazione indicati dalla normativa internazionale (ITU-R), hanno permesso di stimare l’effetto dell’interferenza dovuta all’intermodulazione generata nel centralino dell’impianto d’antenna sull’area di copertura dei segnali DTT. Da queste analisi emerge che l’impatto dei segnali LTE in banda 800 MHz sugli attuali impianti centralizzati d’antenna potrà essere piuttosto esteso: tali effetti si manifesteranno gradualmente, a seguito dell’attivazione delle celle sul territorio nazionale da parte degli operatori assegnatari (fino al completo utilizzo dei 3 blocchi LTE) e dell’aumento del traffico generato dagli utenti. In molti casi gli effetti sui segnali televisivi saranno intermittenti e non continuativi. Questo comportamento, se da un lato rappresenta un vantaggio poiché scongiurerà un black-out del segnale televisivo improvviso e diffuso, dall’altro lato può portare a sottovalutare il fenomeno, poiché l’interferenza da LTE potrebbe essere scambiata dagli utenti con altri generici problemi di ricezione del segnale DTT, causando un disservizio sia per gli utenti. stessi che per gli operatori televisivi, che vedrebbero ridursi l’area di copertura del proprio servizio ben al di sotto di quanto pianificato in sede di progetto della rete. L’utilizzo di un buon “filtro LTE” costituisce una tecnica di mitigazione efficace nella maggior parte dei casi; tuttavia esiste un’area residua in prossimità della Base Station in cui il corretto margine di ricezione sui segnali DTT non è ripristinato: in questi punti è necessario adottare ulteriori tecniche di mitigazione.


Appendice A

Per uno dei punti della Figura 2 (il punto P1), è mostrato in dettaglio la calcolo del degradamento del C/(N+I) e della RLP, ovvero del mantenimento dell’opportuno margine di ricezione su tutti i canali originariamente ricevibili, in assenza di filtro. Il punto P1 dista circa 250 m dalla “BS-LTE Centro”, che si trova nella direzione di puntamento dell’antenna ricevente. Come descritto nel paragrafo Criteri di valutazione delle prestazioni, è necessario valutare i valori di EPT per ognuno dei canali, come riportato nella Tabella A.1. Per ogni canale DVB-T, sono state effettuate le opportune analisi statistiche mediante l’impiego del software di simulazione SEMCAT, tenendo conto delle variazioni spaziali e temporali di tutti i parametri. La Figura A.1 e la Tabella A.2 riassumono i risultati nel punto P1 nel caso di tre blocchi LTE attivi (A, B e C). Sono riportati:
– la potenza di ogni canale DVB-T prima dell’amplificatore (livello medio);
– la potenza ricevuta dei segnali LTE, tenendo presente il diagramma di irradiazione dell’antenna;
– Il rumore termico;
– (N + Nint) before ossia il contributo del rumore termico e quello di intermodulazione prima dell’attivazione dei segnali LTE;
– (N + Nint) after ossia il contributo del rumore termico e quello di intermodulazione dopo l’attivazione dei segnali LTE;
– RLPbefore ossia la “Reception Location Probability” in assenza dei segnali LTE;
– RLPafter ossia la “Reception Location Probability” in presenza dei segnali LTE;
– RLPloss ossia il degradamento della RLP (RLPbefore – RLPafter). Come si può vedere, in presenza dei tre blocchi LTE si ha una significativa riduzione della RLP su tutti i canali DVB-T.

Il presente articolo è tratto da “LTE e impianti di ricezione TV: Stima dell’interferenza generata al centralino d’antenna”, Elettronica e Telecomunicazioni, n° 2, agosto 2013.

L’articolo completo, a cura di Assunta De Vita, Davide Milanesio, Bruno Sacco del Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica della RAI e Aldo Scotti di RayWay – Innovazione Sperimentazione Certificazione Radioelettrica è pubblicato al seguente indirizzo.

Si ringraziano gli autori per l’autorizzazione all’utilizzo del materiale dell’articolo.