I segnali TV sono a disposizione di Resort, Club House e Centro Congressi: un esempio di come la fibra ottica trova la sua naturale applicazione. Un impianto realizzato con componenti Fracarro per servire Oyala, la nuova capitale della Guinea Equatoriale.

Volume: SITV_03_16 – Pagine: da 60 a 67


La richiesta è arrivata direttamente dallo stato africano della Guinea Equatoriale: Sante Campanella di Globalcom e Marco Cancellieri di Pozzi Tecnologia Digitale si sono ritrovati a realizzare un progetto di notevoli dimensioni, dedicato alla fondazione di una nuova città. 
Nel 2015, il 3 agosto è stata inaugurata la città di Oyala, la nuova capitale della Guinea Equatoriale posizionata esattamente al centro del Paese, in mezzo alla foresta equatoriale. A Oyala i lavori sono tutt’ora in corso, termineranno nel 2020. La precedente capitale, Malabo, per ragioni storiche sorgeva nell’isola di Bioko, lontano dai punti nevralgici del Paese, dove sono presenti importanti giacimenti petroliferi scoperti all’inizio degli anni ’90. 
Tra le strutture e gli edifici di questa nuova città, che ospita anche la residenza dell’attuale Presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, si trovano un grande Resort, composto da cinquanta lussuose ville, un campo da golf da dieci buche, una Club House e un Centro Congressi. Su disposizione delle autorità locali, tutto è stato predisposto per essere attrezzato con infrastrutture d’avanguardia, per fare della nuova capitale un gioiello architettonico e tecnologico. 
In particolare, il compito che Sante e Marco si sono trovati a dover affrontare è stato quello relativo alla ricezione e al trasporto di segnali SAT all’interno di tutto il complesso di costruzioni, dovendosi scontrare con una serie di difficoltà e imprevisti che un tale progetto portava naturalmente con sé. Una dimostrazione di creatività e spirito di adattamento che ha portato ad un importante successo, per un risultato finale davvero apprezzabile.


Mille difficoltà per una grande sfida


Un primo piano delle lussuose ville che compongono l’area residenziale.

Un particolare del rack che ospita la centrale di transmodulazione QPSK-COFDM e il multiswitch SWI51706AS.

Il racconto di Sante e Marco comincia con una nota di colore, legata al racconto delle loro disavventure, all’esoticità del contesto e alle difficoltà logistiche che hanno accompagnato e condizionato tutto l’iter di realizzazione. 
«Il primo grande problema, al di là del progetto in sé, è stato naturalmente l’adattamento al luogo. L’area prescelta per il cantiere sorgeva in una zona interna del Paese totalmente selvaggia e incontaminata: qui domina una natura fitta e quasi inaccessibile. Le baracche dove si dormiva e il cantiere erano completamente circondati dalla foresta equatoriale: non è stato facile, soprattutto durante i primi tempi, abituarsi ai rumori notturni degli animali che gironzolavano intorno a noi. L’asperità del contesto portava poi, di conseguenza, a dover fare i conti con enormi difficoltà di logistica per la realizzazione del progetto. Inoltre, abbiamo dovuto affrontare anche i vari disagi legati all’igiene precaria e ad un’alimentazione ostile da gestire: basti pensare che spesso si era costretti a mangiare solo biscotti o attendere del cibo confezionato, proveniente dall’Italia. 
Inoltre, dovevamo sempre stare attenti a bere solo acqua sigillata in bottiglie, per evitare qualsiasi tipo di contaminazione. Si aggiunga poi che lavorare a diretto contatto con condizioni climatiche decisamente avverse, sia per il forte caldo che per le piogge torrenziali, rendeva l’intero processo di lavoro assai arduo: con le piogge monsoniche, ad esempio, il cantiere si trasformava ben presto in un grande pantano, in cui lavorare era quasi impossibile. Un’ulteriore problematica da cui non siamo stati esentati si è evidenziata nel rapporto con gli altri membri del team di lavoro: oltre a circa un’ottantina di italiani, il cantiere era pieno di lavoratori appartenenti ad aziende di altri paesi, in special modo coreani, cubani, camerunensi, albanesi ed egiziani, con i quali era davvero difficile intendersi: spesso non ci si capiva, ci si fraintendeva e tutto ciò portava a complicare il lavoro rendendolo assai confuso. Nonostante tutte queste avversità, la soddisfazione di essere riusciti a portare a termine l’installazione è stata immensa e la gratificazione ancora maggiore. Per superare tutte queste avversità è stato indispensabile definire un’organizzazione efficientissima dei piani di lavoro, partire dall’Italia già con le idee perfettamente chiare in testa, così da non avere nessun dubbio tecnico riguardo la configurazione dell’impianto, evitando di compromettere e disperdere energie preziose: direi che è stato questo il segreto che ci ha permesso di concludere il lavoro nei tempi stabiliti, dandoci un grande slancio per superare tutti i disagi che altrimenti sarebbero stati drammaticamente demotivanti».


Il puntamento delle parabole satellitari


Due delle quattro parabole offset utilizzate per la ricezione dei segnali alle residenze. Da notale l’angolo di elevazione ridotto a 22°.

«Abbiamo dovuto dare una particolare attenzione – dice Sante – al puntamento delle parabole: non tanto per la difficoltà tecnica in sé, quanto per la relazione con la latitudine in cui ci trovavamo. Difatti, essendo molto vicini all’equatore, a circa 10°, le parabole erano rivolte quasi in posizione orizzontale, praticamente sdraiate verso l’alto. Questo dettaglio poteva causare innumerevoli grattacapi, se si considera la grande quantità di pioggia torrenziale che cade durante alcuni periodi dell’anno. Abbiamo optato per parabole non microforate, di tipo offset, con le quali siamo riusciti a portare l’inclinazione a circa 22°, cosicché l’acqua poteva defluire senza ristagnare eccessivamente all’interno. Problema di tutt’altra natura e di diversa risoluzione era invece rappresentato dal fango che si formava in abbondanza ogni volta che pioveva e che riempiva letteralmente tutto il cantiere: in questo caso specifico l’unica soluzione che si sarebbe potuta adottare era quella di una costante pulizia e manutenzione, per scongiurare qualsiasi tipo di perdita di segnale».



Sante Campanella (sinistra) e Marco Cancellieri (destra) alle prese con la terminazione ottica a fusione dei cavi in fibra. Più a destra, la realizzazione dei moduli di splitting.

Dall’ideazione alla configurazione degli impianti

Ci racconta Sante, con entusiasmo: «in quel luogo non era presente alcuna infrastruttura di rete per la distribuzione dei segnali TV, ma nemmeno di altro tipo come la fonia, internet, ecc.; perciò, abbiamo dovuto progettare e installare la rete TV ex novo, predisponendo la ricezione dei segnali satellitari. Abbiamo realizzato due reti distinte: le accomuna il fatto che entrambe utilizzano la fibra ottica visto la lunghezza delle tratte, pari a qualche centinaia di metri. Partiamo dalla configurazione più complessa e importante, quella che ha portato i segnali TV alle cinquanta ville di lusso che compongono il Resort. Abbiamo selezionato 43 canali satellitari provenienti da quattro parabole distinte, due da 85 cm (Penta 85) e due da 150 cm (RO150) orientate sulle seguenti posizioni orbitali: 36°E (Express AMU1/Eutelsat 36B), 16°E (Eutelsat 16A), 7°E (Eutelsat 7A/7B) e 14°O (Express AM8). La posizione a 36°E è stata scelta per ricevere il bouquet DStv Africa, mentre le altre hanno contribuito a comporre un elenco di canali in chiaro». 


Partiamo da percorso dei segnali satellitari: gli LNB in questione (quattro uscite separate per polarità e banda) raggiungono il multiswitch SWI51706AS, a 16 ingressi Sat, in grado di gestire quattro posizioni orbitali. Quindi i segnali proseguono per raggiungere la centrale di transmodulazione. Il cavo coassiale in uscita li collega ad uno dei due principali trasmettitori ottici, serie OPT/TXDT; a questo punto dell’impianto termina la distribuzione dei segnali in cavo coassiale e inizia la parte dedicata alla fibra ottica. 
Dopo essere stato amplificato, il segnale in fibra proveniente dalla centrale principale percorre tratte lunghe circa 500 metri per raggiungere quattro locali tecnici, destinati a servire altrettante aree composte da 10 a 15 ville. L’area residenziale complessiva si sviluppa su 9 kmq, di forma quasi quadrata. In ciascuno di questi quattro locali tecnici sono presenti i divisori ottici serie KSP1, a due e quattro vie, per portare la fibra all’interno di ogni villa. Al suo interno è presente un trasduttore ottico/elettrico e due MSW per cablare fino a 16 prese utente. Una nota dedicata alla tipologia di cavi ottici: il cavo che collega la centrale principale ai locali tecnici è composto da 8 fibre (necessarie anche per attivare anche altri servizi; ad esempio, dalla fonia alla connettività internet). Il cavo che collega i locali tecnici a ciascuna delle ville è formato da 4 fibre, di cui due terminate con connettori SC-APC (principale e back-up) e le altre due destinate ad altri servizi.


Il Centro Congressi e la Club House


Una parte dei quattro rack per lo splitting dei segnali ottici, posizionati in quattro locali tecnici distinti.

«Accanto alla realizzazione dell’impianto dedicato al Resort – prosegue Marco – ci siamo occupati anche del ramo specifico dedicato alla Club House e al Centro Congressi. Per queste strutture abbiamo realizzato una rete diversa e indipendente rispetto a quella delle residenze. Anche qui abbiamo distribuito gli stessi segnali, oltre a quello proveniente dai 36°E, completo di tutte le polarità. Il segnale convertito in ottico è stato suddiviso in due rami per raggiungere la Club House e il Centro Congressi, ciascuno dotato di uno o più decoder sat».


Tempi strettissimi e planning dei lavori


Il ricevitore ottico PTT-RX QUATTRO che converte in coassiale il segnale TV. Il segnale con l’utilizzo di due multiswitch da 8 uscite ciascuno raggiunge le 16 prese di utente all’interno di ogni villa.

«Un’ulteriore grana è stata quella delle tempistiche – commentano Sante e Marco. Per ogni periodo di lavoro avevamo a disposizione circa un mese, che corrispondeva alla durata del visto sul passaporto. Nel caso non fossimo riusciti a terminare il lavoro durante il primo mese di permanenza avremmo dovuto organizzare una seconda trasferta. Sapevamo che sarebbe stato quasi impossibile completare il tutto con un solo viaggio, per cui eravamo già preparati ad organizzare un eventuale ritorno, ripetendo la trafila del visto e di tutti gli altri documenti necessari per il viaggio: in parole povere, ciò ha significato perdere più tempo del solito. Abbiamo pianificato l’intero lavoro studiando attentamente le tempistiche e valutando ogni cosa, mettendo in conto anche gli eventuali imprevisti. Così abbiamo scelto di distribuire le diverse attività su due periodi: un primo di due settimane e un secondo di tre settimane. Fra i due periodi saremmo dovuti rientrare in Italia per rinnovare il visto. Per ottimizzare al massimo ogni istante, abbiamo pianificato anche il periodo in cui siamo rientrati in Italia, dando alcune disposizioni e linee guida del lavoro che doveva essere svolto dagli operai locali».


Prima e Seconda fase

«Durante la prima fase, durata due settimane – proseguono Sante e Marco – ci siamo concentrati sul collaudo, montando la componentistica elettronica e provvedendo al montaggio e all’orientamento delle parabole. Una parte abbastanza insolita che abbiamo notato nel cantiere riguardava lo stato dei lavori che abbiamo trovato al nostro arrivo: mentre le ville erano già completamente ultimate e arredate, mancavano del tutto i servizi, i collegamenti esterni e le strade. Detto ciò nelle ville erano già stati predisposti i pozzetti ed erano già state posate le scatole di derivazione e i cavi corrugati. Abbiamo così cominciato a montare tutti i ricevitori ottici e tutti i multi switch, dopodiché abbiamo pianificato le attività per la manovalanza – come la posa della fibra, il tracciato dei percorsi per le tubazioni e la successiva verifica della tratta ottica – che sarebbero dovute essere ultimate durante il nostro periodo di assenza di un mese.


Oltre alle residenze l’area offre anche un Centro Congressi e la Club House.

Purtroppo, a causa delle difficoltà logistiche e dell’inesperienza degli operai locali, al nostro rientro gran parte del lavoro che avevamo commissionato non era stato ancora ultimato. Così, per velocizzare i tempi e senza perderci d’animo, di buona volontà abbiamo dovuto aiutare a predisporre la posa della fibra ottica, allestire i vari cablaggi e, infine, ultimare le giunzioni, collegando l’elettronica con i vari collegamenti. In sostanza, da quello che doveva essere un lavoro di mero collaudo, con la giunzione ottica a funzione dei connettori SC-APC, verificando il corretto puntamento delle parabole e il funzionamento di tutto l’impianto, si è trasformato in un lavoro più oneroso: per concludere il progetto è stato necessario collaborare anche alla parte più manuale. Nonostante tutte questi imprevisti, il lavoro è stato portato a termine nei tempi previsti: un’esperienza faticosa ma molto gratificante».


Si ringraziano per la collaborazione: 

Sante Campanella, Globalcom 
Marco Cancellieri, Pozzi Tecnologia Digitale 
Fracarro Radioindustrie Srl 
www.fracarro.com 
www.fracarro.com