Dagli scenari tecnologici alla produzione del programma Detto Fatto, una delle più importanti della RAI. L’articolo si sviluppa all’interno dello Studio 3 Mecenate, allestito con due Ledwall, gestiti dal media server 7thSense.

La Rai Radiotelevisione italiana è una delle aziende più importanti d’Europa sul fronte della comunicazione. In oltre 60 anni di storia ha prodotto trasmissioni sempre più innovative, abbracciando via via tutto lo sviluppo tecnologico dell’Audio Video professionale, fino ai tempi d’oggi. Per capire come viene oggi progettata una trasmissione televisiva e comprendere da vicino quali dispositivi la supportano, siamo entrati negli studi di una delle produzioni più importanti dell’emittente nazionale: Detto Fatto, una trasmissione che va in onda dal lunedì al venerdì su Raidue, a partire dalle 14. È una programma articolato su tutorial che abbracciano vari ambiti, dal mondo della moda a quello del fitness, passando per l’economia domestica, la creatività, il mondo dei bambini, ecc. Il programma, condotto da Caterina Balivo, è alla sua terza edizione e prevede anche il coinvolgimento di due o più tutor che collaborano per soddisfare l’esigenza di una persona comune, presente in studio. I tutor, titolari di discipline diverse, lavorano in sinergia per rispondere a una richiesta particolarmente complessa, per la quale un solo tutor “non basta”.


L’impianto tecnologico

Caterina Balivo, conduttrice della trasmissione.

Lo studio, dai colori molto accesi, si sviluppa a 360 gradi ed è caratterizzato dall’installazione di due Ledwall:
– Pannello Led verticale (risoluzione 1600 pixel), composto da Led da 2,5 mm di diametro; le dimensioni del pannello sono 2,4 di base per 4 metri d’altezza, posizionato in verticale al centro dello sfondo scenografico;
– Pannello Led a pavimento calpestabile (risoluzione 2000 pixel), composto da Led di diametro da 10 mm, disteso per 20 metri lineari e largo 1,5 metri, posizionato orizzontalmente lungo tutta la parte centrale dello studio, come se fosse un ‘red carpet’.
Entrambi i pannelli sono gestiti da un media server 7thsense, dotato di 6 uscite video DVI fino a 2560×1600 pixel, in grado di riprodurre diversi flussi video 2K e 4k a 30 fps non compresso, oltre a supportare video fino a 120 fps. Infine, sparsi per tutto lo studio, oltre alle telecamere ci sono monitor di servizio che completano l’apparato video (non broadcast) della trasmissione.



Media server affidabile

Il media server 7thsense. Al momento, per la trasmissione, vengono utilizzate solo 4 delle 6 uscite video DVI, due per ogni Ledwall

Per ripercorrere la descrizione dell’impianto, siamo stati affiancati da Piero Strada di Eletech, che ha curato la messa in opera delle apparecchiature a noleggio, unitamente ai tecnici Andrea Picozzi, Damiano Muschio e Stefano Scalmani operanti nello Studio M3 del Centro di produzione RAI di Milano di via Mecenate: «Uno dei must richiesti da una produzione come questa è senza dubbio rapidità e facilità d’esecuzione – esordisce subito Piero Strada di Eletech. La configurazione della trasmissione, dove il contenuto viene registrato al pari di un programma che va in onda in diretta, ha tempi strettissimi. Parliamo di un calendario serrato che tocca quasi 200 puntate per ogni edizione: il tutto deve svolgersi in modo dinamico, supportato da tecnologia affidabile. Per questa ragione abbiamo deciso di optare per un server 7thsense, un prodotto compatto e stabile: è stato installato nel settembre 2014, adoperato senza sosta e non ha mai creato alcun problema». Anche Damiano Muschio, che vive quotidianamente il lavoro di regia, conferma le esigenze di produzione: «Effettivamente, per tenere i ritmi di una trasmissione giornaliera, l’affidabilità è fondamentale. Pensiamo, infatti, cosa potrebbe succedere se dovessimo fermarci per intervenire sulla manutenzione di software o hardware; per noi sarebbe una grave perdita di tempo oltre che economica, e metterebbe in crisi tutto il sistema. Dovendo gestire un complesso di oltre 15 dispositivi, ogni macchina deve essere affidabile e di facile gestione». Lo stesso collega Stefano Scalmani sottolinea come sia stato importante superare delle difficoltà tecniche per l’utilizzo appropriato della tecnologia scelta per questa produzione: «Questi studi sono in standard definition, mentre l’impianto messo in piedi per Detto Fatto presenta Ledwall ad alta risoluzione. Per gestire il tutto abbiamo dovuto utilizzare un’interfaccia semplice e funzionale, realizzata appositamente da Eletech. Tra le nostre macchine e i Ledwall c’è di mezzo un computer che ne gestisce fisicamente le diverse configurazioni e i contenuti da trasmettere».


Tre segnali video

La telecamera montata a soffitto scorre su un binario per le riprese dall’alto.

«Dalla sala regia instradiamo sostanzialmente tre segnali – riprende la descrizione Damiano Muschio. Uno viene inviato al Ledwall posizionato a pavimento, alimentato da un PC con scheda video d’uscita SDI in standard definition, l’altro al Ledwall verticale, il terzo lo utilizziamo per configurazioni particolari. Dei due Ledwall, lo schermo centrale è quello maggiormente visibile nelle inquadrature: viene utilizzato per interagire con i concorrenti e il pubblico a casa. La superficie totale può essere suddivisa in tre parti e presentare altrettanti immagini video, come se questo schermo fosse composto da tre parti posizionate in verticale, una sopra l’altra. Su questo schermo si possono ricreare scenari a scelta ma, allo stesso modo, è possibile richiamare delle configurazioni preimpostate tramite il “tasto funzione” di una tastiera dedicata. Come abbiamo detto, durante una trasmissione come questa, serve l’immediatezza e funzioni di questo tipo aiutano a lanciare apparati scenici predefiniti».


Macchina produttiva collaudata

Oltre ai due grandi Ledwall, telecamere e monitor di servizio completano l’apparato video (non broadcast) della trasmissione.

«Il programma – spiega il Direttore di produzione, Riccardo Perani – viene registrato dalle 13 alle 18, presso lo Studio M3, dalla squadra di ripresa guidata dal regista Fabrizio Guttuso, composta da 60 professionisti tra tecnici, operatori di ripresa, ispettori, scenografi, arredatori, grafici, specializzati luci, microfonisti, carrellisti, macchinisti,pittori, costumiste, parrucchieri e truccatrici. Questa trasmissione prodotta da Rai, in collaborazione con Endemol, richiede un grande lavoro di preparazione svolto dagli autori e dai loro collaboratori per stabilire i contenuti del programma. Una volta stabilita una “scaletta” che descrive l’entrata in scena dei vari tutor ed ospiti e le azioni che devono compiere, la produzione e la redazione organizzano la loro convocazione in studio, e comunicano ai reparti interessati le esigenze di scena a seconda dell’argomento che verrà spiegato. Tutto questo processo, ampiamente collaudato, consente di far viaggiare all’unisono l’intera macchina produttiva».


Processo di revisione e montaggio

Lo schema a blocchi dell’impianto

Come accennato precedentemente, la trasmissione Detto Fatto viene registrata e mandata in onda mediamente dopo un paio di giorni. «Pur non essendo un prodotto live, le puntate vengono registrate come se dovessero andare in diretta – ci confida Perani. Dovendo sviluppare così tante puntate, abbiamo preferito slittare i tempi di messa in onda. In trasmissioni come questa dove i tutor sono professionisti nel loro campo, ma non attori televisivi, può capitare che in alcuni passaggi possano avvenire degli errori, pertanto ci siamo riservati la possibilità di porre rimedio e, con l’occasione, di lasciare spazio al montaggio per migliorare il più possibile quanto sarà trasmesso. Un programma che dispensa consigli su come curare l’immagine e la qualità della vita, merita allo stesso tempo un prodotto finito con cura, che possa emozionare il telespettatore. Rivedere il girato consente tra l’altro di capire se vi sono parti che possono generare cali di attenzione del telespettatore. A volte, accorciando alcune scene generiamo una loro consequenzialità più gradita dal pubblico a casa. La registrazione della puntata in studio e post-produzione, avvengono contemporaneamente, così si effettuano in tempo reale i tagli delle scene da ripetere; successivamente regista e autori verificano i contenuti, riguardano l’intero montaggio e stabiliscono la coerenza della composizione, la squadra che si occupa del montaggio è così collaudata da completare la puntata entro fine giornata».


La scenografia delle tre edizioni

Giunta alla terza edizione, la trasmissione Detto Fatto ha subito un cambiamento scenografico negli anni: l’apporto della tecnologia ha decisamente cambiato volto allo studio. Abbiamo chiesto a Luca Sala, scenografo della trasmissione, di spiegarci il processo evolutivo: «Quest’anno siamo alla terza edizione e, dalla nascita del programma ad oggi, Detto Fatto ha avuto una netta evoluzione. C’è stata una messa a punto da parte degli autori, con cambi di regia, di luci e conseguentemente anche della scenografia. Il primo anno, ad esempio, i supporti video e i supporti Led erano minimi, tant’è vero che la prima scenografia presentava Ledwall molto piccoli e di qualità tecnica ridotta. Successivamente, quando abbiamo ripensato lo studio, ci siamo accorti che si poteva raccontare meglio ciò che accadeva durante la trasmissione, abbiamo sviluppato sin da subito metrature più importanti e, soprattutto, preteso una migliore qualità del Ledwall. Fino ad arrivare ad oggi, alla terza edizione, nella quale abbiamo previsto due Ledwall importanti e un sistema di gestione altamente tecnologico. In due edizioni, abbiamo rivoluzionato tutto, basti pensare che al posto del maxischermo verticale, prima usavamo dei semplici specchi».


Dal Ledwell verticale…

«Per mettere a punto una scenografia di qualità – prosegue Luca Sala – la mia richiesta di miglioramento per l’edizione odierna si è concentrata soprattutto sulla scelta dei Ledwall. Ciò consente di trasmettere immagini di alta qualità e permette alla stessa conduttrice, Caterina Balivo, di avvicinarsi molto allo schermo e vedere o leggere i contenuti mandati in onda, senza avvertire alcun disagio visivo. Non solo, pensiamo all’effetto emotivo che può avere sulla persona presente in studio, che i tutor hanno preso in consegna per soddisfare le sue richieste. Per una trasmissione televisiva è fondamentale giocare con le emozioni e la grandezza degli schermi ad alta risoluzione aiuta moltissimo. Consente di cogliere i dettagli, di vivere i colori, di esaltare i primi piani, ecc.».


…alla passerella digitale

Da sinistra, Piero Strada di Eletech insieme al Direttore di Produzione Riccardo Perani.

«A pavimento – prosegue Luca Sala – il Ledwall calpestabile ci aiuta tantissimo graficamente; come una sorta di red carpet correda i vari tutorial che si susseguono durante le puntate. Per capire il salto di qualità fatto al livello scenografico all’interno dello studio, basti pensare che nella prima edizione utilizzavamo un tappeto di velluto rosso che di stendeva e si raccoglieva ad ogni puntata. Costava tempo, impiego di personale, maggiore manutenzione, insomma un’operazione piuttosto macchinosa. Siamo passati a quello che può essere considerato un tappeto digitale, che può cambiare colore a piacimento e adattarsi a tutta la scenografia dello studio. Non solo, logisticamente non crea intoppi, è calpestabile e presenta una fortissima portata, circa 600 kg a metro quadro. Pertanto consente l’uso di telecamere con carrelli e sopporta il carico delle torrette luci. Dovendo svolgere circa 200 puntate, infatti, l’impianto elettrico e audio è oggetto di interventi di manutenzione che richiedono l’intervento di torrette molto pesanti. Addirittura in trasmissione ci sono tutorial dedicati alle automobili e capita di ospitare qualche mezzo che viene posizionato anche sopra questa struttura».


Studi televisivi virtuali

ndrea Picozzi nella Sala di Controllo Video dove vengono gestiti i video dello studio e viene verificata la colorimetria e l’esposizione delle telecamere

«La scenografia è una scienza imperfetta – conclude Luca Sala. Ogni volta che abbiamo creato un prototipo scenografico ideale per un contesto come quello di questa trasmissione, abbiamo acquisito il know how per poterlo rifare. Quello che accade oggi è che l’arte di virtualizzazione gli studi sta prendendo sempre più piede; secondo me funziona molto bene per determinate situazioni, meno per altre. Può andar bene per piccoli studi dove si organizzano ad esempio interviste, una tribuna politica, una trasmissione sportiva, un telegiornale, una serie di rubriche. La RAI prevede tante trasmissioni dove in studio sono presenti il conduttore e al massimo tre ospiti. Per una trasmissione come Detto Fatto, la cosa diventa più difficile vista una presenza di pubblico di oltre 50 persone che prevede comunque la costruzione fisica di una tribuna e un contesto che favorisce situazioni a volte poco prevedibili».


La parola regista

Sopra, uno scorcio della Sala Regia. Il regista Fabrizio Guttuso, al centro, in compagnia di Damiano Muschio e Francesca Tassinari.

Per un maggior approfondimento, non potevamo non sentire due pareri autorevoli come quello del regista, Fabrizio Guttuso, e del direttore della fotografia, Carlo Stagnoli: «Con l’edizione attualmente in esecuzione, abbiamo ridato vita all’aspetto scenografico dello studio televisivo – afferma il regista Fabrizio Guttuso. Quando ho preso in mano la regia nella prima edizione, infatti, complice una scenografia già scritta che non trovavo funzionale al programma ho avuto difficoltà a gestire luci, inquadrature, ecc. Lo studio era da arredare di volta in volta e il processo di allestimento era spesso farraginoso. Frutto di un grande lavoro di metamorfosi, oggi il programma gode di un mood completamente innovativo, luminoso, viaggia ad un ritmo più esaltante ed è maggiormente seguito. Un processo di trasformazione che ha coinvolto tutti, dalla stessa Caterina Balivo agli allestimenti scenografici e ai dispositivi installati. Dopo la prima edizione, era chiaro a tutti che volevano dare maggiore spinta alla trasmissione. Oggi le cose sono cambiate, grazie al gioco di luci e ai maxischermi installati, posso affrontare la regia con un piglio diverso, giocando con inquadrature ad effetto, gestendo ad hoc i primi piani, lanciando dei sottofondi audio che meglio si sposano con le immagini, persino intervenendo qua e là con voce fuori campo, proponendomi come spalla per la conduttrice». Gli fa eco Carlo Stagnoli, direttore della fotografia: «In due edizioni, tutta la squadra ha lavorato sodo per restituire allo studio un aspetto migliore e ridare armonia agli scenari di questo ambiente. Gestire i cambi scenografici oggi è più semplice e “Detto Fatto” si propone con temi interessanti in un contenitore decisamente più suggestivo. L’apporto tecnologico ha senza dubbio allargato il range dei possibili allestimenti e tutti i dispositivi sono tarati per restituire l’aspetto migliore allo studio, dalle telecamere alle luci, passando per i due grandi Ledwall. Il tutto, ovviamente, reso possibile grazie ai professionisti che dietro alle macchine sanno come gestire la complessità di un programma televisivo».


La tecnologia a favore dei professionisti

Carlo Stagnoli, Direttore della fotografia.

«Si è parlato di miglioramento, di apparati che semplificano il lavoro ma, attenzione, la tecnologia non può sostituire un mestiere – riprende Fabrizio Guttuso. Vengo da una scuola dei tempi in cui non c’era addirittura internet, e quando seguivo i registi del passato capivo che nella loro testa c’era un percorso studiato per tutta la messa in onda della trasmissione. Pertanto, pur avendo a disposizione apparati tecnologici d’avanguardia, senza un’adeguata formazione non è possibile esporre un programma televisivo di questa portata»