Un eloquente esempio di come possa evolvere lo storytelling di due mostre d’arte aggiungendo contenuti videoproiettati alle opere esposte in sala; è accaduto al Castello Visconteo di Voghera con il supporto di otto proiettori Vivitek Qumi 3 Plus


Il Castello di Voghera, uno dei più importanti castelli viscontei urbani della Padania, venne fatto costruire fra il 1335 e il 1372 da Azzone Visconti e Galeazzo II.
Al piano nobile completamente ristrutturato, si conservano gli affreschi attribuiti a Bartolomeo Suardi detto il Bramantino. Nell’intero piano nobile di questo Castello, l’Associazione Spazio 53 e la rivista Oltre, con l’Assessorato alla Cultura che ne ha approvato la realizzazione dandone l’incipit, il sostegno e le linee guida per valorizzarne i contenuti, hanno organizzato dal 20 maggio al 2 luglio del 2017 due mostre in contemporanea: Realismo critico e Passaggi invisibili.
Uno degli aspetti che ha reso diverso questo evento è stato il supporto di contenuti complementari, realizzati con videoproiezioni, aggiunti alle opere esposte (oltre 80 dipinti e 70 fotografie) illuminate con luce calibrata. Sono stati generati ambienti esperienziali in cui voci narranti, suoni, musiche, rumori si intrecciavano a video e docufilm per aumentare l’esperienza di visione dei visitatore. Quello che rende ancora più interessante questa Case History è il budget di spesa destinato alla videoproiezione, contenuto perché realizzato con proiettori ‘tascabili’ Vivitek Qumi Q3 Plus, dotati di una luminosità pari a 500 Ansi lumen.




La mostra Realismo critico era composta da un’ottantina circa di opere

Due mostre concatenate: l’una il naturale prolungamento dell’altra

«L’idea di affiancare le immagini dei luoghi simbolo del decadimento societario ma anche della ripresa post-bellica di Voghera al naturale prolungamento rappresentato dalle opere dei pittori locali appartenenti al Realismo critico ha riscosso successo e interesse – così commenta Arnaldo Calanca – ideatore/responsabile del progetto Passaggi invisibili e presidente dell’Associazione Spazio 53. Ne è uscita una manifestazione dove due terzi sono stati dedicati alla pittura e un terzo alla fotografia dove si documentano i luoghi più blasonati di Voghera, ora abbandonati. Le due mostre hanno avuto successo perché si concatenavano fra loro: la mostra si sviluppava attorno a sette elementi, dedicate alla parte pittorica e a quella fotografica».
L’Associazione Spazio 53 è una piccola galleria che si dedica a tutte le arti figurative, quindi anche pittura e scultura; organizza in media una mostra al mese. L’obiettivo è portare a Voghera importanti autori, con una frequenza di mostre elevata; il riscontro di pubblico è importante, così come la presenza di artisti contemporanei, un nome su tutti: Giorgio De Chirico. «L’attività della nostra associazione – prosegue Arnaldo Calanca – ci ha permetto si allacciare buoni rapporti con l’amministrazione comunale anche se, purtroppo, non ci sono supporti economici perché i bilanci dei comuni sono in continua sofferenza. Però abbiamo la possibilità di utilizzare il Castello Visconteo, un ambiente prestigioso. La videoproiezione, alimentata da contenuti di spessore, si è rivelata un’idea importante e ha riscosso una grande accoglienza: i proiettori Qumi di Vivitek sono molto piccoli e anche flessibili; con la chiavetta UBS si possono memorizzare i contenuti senza utilizzare un computer esterno. In genere alle mostre si utilizzano i monitor, ma per quando grandi non lo sono mai abbastanza, con i proiettori Qumi siamo riusciti a proiettare immagini che appagavano la vista».



Una sala della mostra che racchiude gli elementi dell’allestimento: la struttura generale di sostegno, le luci, i videoproiettori e il sistema audio

I pittori del Realismo critico: esposizione delle loro opere e video-testimonianze

Nel 1975 una mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara celebra l’opera di cinque artisti appartenenti alla corrente “Realismo critico”, sorta a Milano tra gli anni cinquanta e sessanta ad opera di un gruppo di giovani pittori usciti dall’Accademia di Belle Arti di Brera. A distanza di oltre quarant’anni dalla mostra di Ferrara, un focus su quel periodo artistico ha colto l’occasione di una testimonianza diretta di alcuni suoi protagonisti. L’idea della mostra Realismo critico nasce con la suggestione di ricostruire la medesima esposizione proposta a Palazzo dei Diamanti con la ricerca e il reperimento di quegli stessi dipinti degli artisti: Pietro Bisio, Giansisto Gasparini, Piero Leddi, Michele Mainoli e Dimitri Plescan.
Passaggi invisibili, invece, è una mostra fotografica che documenta ‘luoghi abbandonati’ quale ponte ideale col Realismo critico, nell’ottica dell’uomo che vive una dissociazione dal suo ambiente; questi luoghi rappresentano l’attuale rottura tra vita della città e i suoi ambienti dismessi. Manicomio Provinciale, Caserma di Cavalleria, Carcere Circondariale e Teatro Sociale i luoghi simbolo di Voghera scelti dalla mostra fotografica: un racconto inedito, anche in questo caso supportato da contenuti multimediali.


Realismo critico: 80 opere per ricostruire quel movimento con le opere degli artisti

«Ho dato il mio contributo – ci spiega Graziano Bertelegni, che ha curato l’ideazione e il progetto della mostra ‘Realismo critico’ – in particolare alla realizzazione dei contenuti proiettati. L’idea è nata dalla volontà di raccontare le vicende di un sodalizio artistico che, sganciatosi dal “Realismo esistenziale” milanese, tra gli anni ‘50 e ‘60 aveva iniziato ad esprimersi con un linguaggio figurativo autonomo. “Realismo critico” fu la definizione che Virginio Giacomo Bono, curatore della mostra, attribuì in quegli anni a questa nuova corrente. La mostra proponeva opere tratte dalla loro produzione storica, affiancate a contenuti sonori e visivi generati dai videoproiettori. Una soluzione che ha permesso di inserire nel percorso espositivo le testimonianze dirette dei due artisti ancora viventi intervistati per l’occasione. Nel suo complesso la mostra era composta da un’ottantina di opere. In particolare, a noi interessava riproporre quell’avvenimento che era stata la mostra di Ferrara cercando di ricostruirne anche il periodo storico, e l’aggiunta di videoproiezioni con le interviste degli artisti, filmati di quegli anni, testimonianze di scrittori, poeti e intellettuali andava in quella direzione».


Evoluzione dello storytelling: testimonianze dirette in videoproiezione

«La tecnologia – prosegue Graziano Bertelegni – ci ha fornito un supporto importante: questa mostra nasce in provincia, con possibilità economiche diverse da quelle di grandi città come Milano. La nostra idea era ottenere il risultato migliore con i mezzi a disposizione e l’intenzione di sostituire il ‘classico’ computer posto in un angolo con la videoproiezione e un sottofondo musicale. Un elemento, anche questo, pensato cercando brani che potessero entrare perfettamente nel mood di questa esposizione. La tecnologia ha senso quando ci sono i contenuti, che sono prioritari. Abbiamo prodotto contenuti importanti: gli artisti coinvolti hanno contribuito tecnicamente al montaggio dei filmati; in alcuni casi sono stati sviluppati confronti e parallelismi con artisti di altri periodi. La videoproiezione offre possibilità per alzare l’asticella dello storytelling: poter comprendere le cose non soltanto perché si vedono, perché si sanno o perché si imparano leggendole, ma anche attraverso testimonianze dirette».


Passaggi invisibili, per testimoniare il degrado di una città

«Passaggi invisibili – spiega Renzo Basora, critico e ideatore – è una mostra fotografica realizzata su misura da A. Calanca, G. Colla e F. Draghi, per le dimensioni di una sala al piano nobile del Castello Visconteo, dove sono state esposte una serie di immagini per testimoniare il degrado della città. La videoproiezione è stata utilizzata anche per illustrare con immagini non convenzionali, con riprese effettuate anche con droni, e attraverso la voce recitante di alcuni testi tratti dal catalogo che illustravano i luoghi fotografati. Quindi, le fotografie davano un’idea dell’esterno e dell’interno di quei luoghi, le immagini proiettate e la voce narrante prospettive inconsuete. La visualizzazione e la qualità delle immagini mi ha soddisfatto, la tecnologia era molto maneggevole; i miniproiettori Qumi sono stati collocati naturalmente all’interno delle strutture espositive, il percorso non si interrompeva, anzi il mezzo tecnologico si integrava alla perfezione. La mostra è stata visitata da oltre duemila persone: una storia visiva, percettiva, di immagini e tecnologica. E tutto è stato fuso molto bene».
«La tecnologia – prosegue Renzo Basora – ha reso questo servizio: portare la voce di questi artisti all’interno della mostra, il commento audio era di complemento e determinava una partecipazione emotiva. Quindi, un’integrazione funzionale non soltanto sul piano didattico e didascalico ma anche ad una visione più articolata e attenta, diversa dalla visione della sola fotografia, il cui rapporto è statico. Per le persone più esperte le immagini riprese da un drone sono comunque interessanti; attraggono anche i meno esperti perché determinano un percorso meno tradizionale. I piani di lettura sono diversi: lo specialista osservava l’immagine in un’ottica di qualità professionale, il curioso come interesse per un documento. Il commento sonoro e visivo dei proiettori integrava la semplice visione della mostra: il visitatore mentre osservava le immagini poteva sentire anche il commento presente nel catalogo. Questo ha rappresentato anche un completamento d’informazione, non solo didattico, per chi si è accostato occasionalmente alla mostra».



Passaggi invisibili, gli ambienti rappresentati sono stati: Manicomio Provinciale, Caserma di Cavalleria, Carcere Circondariale e Teatro Sociale

Realismo critico e Passaggi invisibili, con il supporto di 8 Vivitek Qumi 3 Plus

L’allestimento della mostra, l’installazione dei videoproiettori Vivitek Qumi e delle luci sono opera di Claudio Carra.
«Ogni spazio – ci spiega Carra – aveva dedicato un proiettore e un sistema audio Denon. L’installazione è stata facilitata dalle minime dimensioni dei proiettori Qumi che possono essere posizionati ovunque; inoltre, sono molto leggeri, quindi non richiedono una struttura dedicata, è stata sufficiente la struttura che già reggeva le opere alla quale abbiamo agganciato una staffa di sostegno Manfrotto per poterli orientare velocemente e bloccarli in posizione. Nelle diverse sale l’illuminazione era stata ben studiata, i faretti erano orientati verso le opere esposte; certo, la luce ambiente era presente, nonostante tutto la luminosità dei proiettori è stata sufficiente per avere immagini di qualità. Abbiamo proiettato sul muro grezzo delle pareti immagini anche da oltre due metri di base. In quell’occasione, per la prima volta, abbiamo utilizzato una struttura composta da tubolari sagomati, estrusi in alluminio, assemblati con un sistema che ricorda i tubi innocenti; esteticamente più elegante, in alluminio anodizzato, con giunti cromati e nichelati piuttosto che neri. Una struttura elegante ma sobria, studiata per non rubare la scena alle opere».



Passaggi Invisibili, una sala dedicata alle fotografie che testimoniano il degrado della città di Voghera

Il Castello Visconteo di Voghera , ristrutturato parzialmente, risale all’epoca medievale

«All’interno di questa mostra – commenta Marina Azzaretti, Assessore alla Cultura, Comune di Voghera – abbiamo avuto un assaggio di quelle che possono essere le potenzialità dei mezzi tecnologici, alle quali sono certamente favorevole sia per la conoscenza e l’approfondimento che per attrarre l’interesse. Inoltre, i ‘millennials’, abituati all’uso della tecnologia, sono un target sempre più centrale. I nuovi strumenti tecnologici, certo, possono presentare negatività e rischi ma anche e soprattutto opportunità di conoscenza diverse, più coinvolgenti e profonde nella mente; le immagini che ti colpiscono rimangono nella memoria. Questa mostra è un esempio di come si possano utilizzare proprietà del demanio per valorizzare il patrimonio artistico e promuovere la cultura. Il Castello Visconteo risale all’epoca medievale, è uno dei monumenti più importanti della nostra città insieme al Teatro Sociale e al Duomo cittadino. Da quando la nostra amministrazione è attiva lo ha riaperto al pubblico. Verso la fine del ‘900 è stato ristrutturato parzialmente, sono stati recuperati nella Sala delle Muse affreschi attribuiti al Bramantino, nascosti dal controsoffitto che era stato montato quando si era trasformato nella sede del tribunale».
Sin dall’inizio del mio mandato, nel 2010 – sottolinea Marina Azzaretti – ho pensato subito di adibire il Castello Visconteo di Voghera a importanti mostre estemporanee; appartiene al demanio: viene quindi chiesto in uso per il periodo necessario, compatibilmente con le condizioni climatiche; non possiamo permetterci di riscaldarlo nei mesi più freddi e quindi lo utilizziamo da maggio a ottobre».
«La collaborazione con l’Associazione Spazio 53 – prosegue Marina Azzaretti – sin dall’inizio molto forte, si è consolidata negli anni. Con loro abbiamo realizzato sinergie davvero positive che hanno dato ottimi risultati anche nell’allestimento delle attività. Questa mostra, proposta da Renzo Basora, Graziano Bertelegni, Arnaldo Calanca e Guido Colla, ha avuto una risposta molto importante perché ha dato risalto e valorizzato non soltanto il nostro Castello utilizzato come spazio espositivo ma anche gli artisti del nostro territorio che hanno lasciato un forte segno durante un periodo storico e artistico che ha fatto da contorno alla corrente definita Realismo critico. A Voghera abbiamo anche un piccolo Teatro Sociale dell’800, chiuso nel 1986: lo stiamo recuperando con finanziamenti privati donati da Esselunga e Fondazione Cariplo per renderlo funzionante. La nostra amministrazione ritiene fondamentale il recupero dei monumenti dismessi: il Teatro Sociale sarà riaperto nel 2020».



File video Full HD da due minuti, codec MPEG-4, bitrate a 2Mbps

Pierpaolo Cigagna è l’operatore video che ha effettuato le riprese e l’editing dei contenuti.
«È stata un’esperienza interessante realizzare le riprese video quando, con Graziano Bertelegni e Pier Luigi Feltri, sono state fatte le interviste. Siamo stati anche all’Ateneo di Brera, per raggiungere il pittore Pietro Bisio che, da giovane, aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti. I documentari proiettati durante la mostra sono stati realizzati montando il ‘girato’ di circa un’ora che abbiamo eseguito in un paio di giorni di lavoro, anche con immagini d’archivio selezionate da Graziano Bertelegni. Abbiamo prodotti file MPEG-4 di circa due minuti ad un bitrate di 2 Mbps in Full HD, formato 16:9. Ogni proiettore aveva la propria chiavetta USB con il filmato di competenza; il player interno al Qumi non ha mai creato intoppi e il funzionamento dei proiettori ci ha stupito, anche per le ridotte dimensioni (176x103x28 mm per 460 grammi di peso, ndr); tutto ha funzionato a dovere, senza alcun problema, per tutto il periodo della mostra. Anche quando l’ambiente era illuminato hanno fatto il loro dovere, e la resa della proiezione sul muro grezzo ci ha sorpreso».
Ricordiamo che la gamma Qumi di Vivitek comprende 4 modelli con luminosità da 500 a 1000 Ansi Lumen.



Per saperne di più:
spazio53.com
oltre.eu